Negli attimi concitati seguiti all’accoltellamento di Yuri Sannino, l’agente di polizia colpito con due fendenti al petto da Pietro Maruca, sessantenne di origini calabresi, residente a Tor Bella Monaca, decine di abitanti del quartiere si sono schierati a protezione dell’aggressore.
È quanto emerge dall’ordinanza del gip che contiene la convalida dell’arresto per l’uomo accusato di tentato omicidio. A rivelare i particolari descritti nelle carte è Il Messaggero, che spiega come mentre i poliziotti ammanettavano Maruca “circa 30 persone” hanno cercato di evitare il fermo scendendo in strada dai palazzoni di via dei Cochi. Ora gli agenti stanno cercando di identificarli, mentre l’uomo resta dietro le sbarre per la sua “personalità pericolosa”.
Un dato emerso dalla dinamica con cui si sono svolti i fatti. Maruca non sarebbe stato per nulla intimidito da quell’agente che gli intimava di scendere dall’auto con una pistola in mano. Anzi, ha cercato di colpirlo per ben due volte, dopo aver conficcato la lama nel petto di Yuri. Alla base dell’aggressione, secondo gli atti del processo, c’è stato il tentativo del poliziotto di far ragionare l’uomo che in preda ai fumi dell’alcol stava tentando di dare alle fiamme il negozio della ex moglie dopo l’ennesima lite.
È stata lei a chiamare i soccorsi, ma quando le volanti sono arrivate sul posto Maruca, dopo un tentativo di fuga, le ha speronate con la sua Renault prima di scagliarsi contro l’agente.
Al vaglio degli investigatori c’è anche l’ipotesi di una vendetta dell’aggressore, che ha perso il figlio di 18 anni, Manuel, proprio in un inseguimento finito male con la polizia.Yuri è stato poi trasportato d’urgenza dai colleghi al policlinico Casilino e poi trasferito all’Umberto I dove resta ricoverato in condizioni stabili.
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