Cronaca locale

"Una situazione vergognosa" La stazione "covo" dei rom

Proprio davanti all’ingresso della stazione Tiburtina è spuntato un villaggio rom. Nonostante l’abbattimento della sopraelevata, sotto cui alloggiavano decine di sbandati e clochard, l’area che circonda lo snodo ferroviario rimane terra di conquista

"Una situazione vergognosa" La stazione "covo" dei rom

L’abbattimento della sopraelevata avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta. Niente più bivacchi all’ombra di quei piloni usati come rifugio e dormitorio da decine di sbandati e clochard. Degrado, consumo smodato di alcol e risse sotto la vecchia tangenziale erano all’ordine del giorno. Oggi quella terra di nessuno, adiacente all’ingresso della stazione Tiburtina, è occupata da cantieri e ruspe. Il sogno della City Life romana, che nelle promesse dell’amministrazione capitolina si dovrebbe avverare proprio qui, sembra più vicino. È davvero così?

Basta farsi un giro nei dintorni per rendersi conto che i problemi hanno solo traslocato di qualche metro. Attorno al secondo hub ferroviario della città si continua a vivere tra miseria e fango. È il caso della famiglia rom che abita oltre il guard rail che costeggia via Tiburtina. "Lì dentro ci viviamo in tre e ognuno ha il suo letto", ci dice con aria soddisfatta la proprietaria di "casa". Una casupola improvvisata, in realtà, con affaccio sulla stazione e sul grattacielo della Bnl. Pochi attimi prima l’avevamo incrociata lungo via Masaniello, mentre accattonava seduta sul marciapiede assieme a due cani meticci. "Non facciamo nulla di male, non rubiamo, chiediamo l’elemosina e non diamo fastidio a nessuno", racconta.

Ci permette anche di dare uno sguardo al di là dei teli di nylon che proteggono il tugurio dalla pioggia. Non senza difficoltà ci facciamo largo in quello spazio angusto: alla nostra sinistra ci sono suppellettili e tegami, più in là una bombola del gas il cui filo scompare dietro ad un pannello di legno. Forse serve ad alimentare una stufa. Chissà, noi preferiamo interrompere il tour, l’odore stantio e il poco ossigeno cominciano a darci alla testa. "La polizia sa che stiamo qui, sono venuti, hanno visto che siamo brava gente e ci hanno lasciati stare", assicura la donna.

Chissà se hanno allargato le braccia anche davanti alla favela che è sorta pochi passi più in là. La baracca che ci siamo lasciate alle spalle, al cospetto, è nulla. Spostandoci nel boschetto tiburtino, un piccolo slargo verde che sovrasta la stazione, infatti, troviamo un vero e proprio villaggio abusivo. "Questo è un campo rom in piena regola", denuncia Holljwer Paolo, consigliere di Fratelli d’Italia in II Municipio. Stavolta le casupole abusive sono addirittura cinque, e sono anche belle grosse. Sono costruite con assi di legno e protette da porte assicurate con tanto di serratura. Tutto attorno invece c’è una maxi discarica.

"Dalle segnalazioni che ci arrivano – spiega il consigliere – sappiamo che vengono accesi anche dei fuochi, non sappiamo se li usano per cucinare oppure per smaltire rifiuti, ma non è questo il punto: questa situazione è semplicemente vergognosa, ci ritroviamo con l’embrione di un campo rom che affaccia sulla stazione". "È il fallimento delle politiche sociali del Campidoglio, lo stesso che abbiamo visto con lo sgombero dell’insediamento del Foro Italico, a cui non è seguita una sistemazione delle famiglie rom che poi si sono sparpagliate su tutto il territorio", gli fa eco la collega di partito Sandra Bertucci.

Proseguendo il viaggio attorno alla stazione si contano decine di altri micro insediamenti. Sul versante est la situazione è la stessa di sempre. Questo lato della stazione Tiburtina è a tutti gli effetti un centro di accoglienza informale, con gruppi di migranti che bivaccano lungo le pensiline degli autobus. C’è chi tira qualche calcio a un pallone, chi emerge da una coltre di coperte e chi chiacchiera. Ovviamente nessuno indossa la mascherina.

Sono i cosiddetti "transitanti" (che però non transitano mai) gestiti dall’associazione Baobab Experience. Hanno resistito ad una raffica di sgomberi e sembra che ormai, con loro, lo Stato abbia issato bandiera bianca. Tanto che qualcuno ha allestito un monolocale addirittura sotto ad uno dei tunnel che portano alla tangenziale.

Con buona pace della sicurezza degli automobilisti e degli stessi inquilini.

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