Le case popolari? Ai rom. Iniziano le assegnazioni nella Roma della Raggi

Per risolvere l'annoso problema delle baraccopoli dei nomadi, il Campidoglio gioca la carta degli alloggi del comune

Le case popolari? Ai rom. Iniziano le assegnazioni nella Roma della Raggi

"Anche i nomadi se hanno condizioni economiche svantaggiose hanno diritto di ottenere una casa popolare, esattamente come le persone non rom", diceva Virginia Raggi a fine 2018. Bene, nelle ultime ore il Campidoglio, per superare il sistema dei campi nomadi, ha assegnato una casa a cinque famiglie, mentre altre venti sono state ammesse alle graduatorie, appunto, delle case popolari. Graduatorie che – rassicurano dal Comune – non avranno corsie preferenziali.

Insomma, per svuotare definitivamente le baraccopoli dei nomadi – da smantellate entro il 2021 - la giunta di Raggi gioca la carta degli alloggi comunali. E come spiega Il Messaggero, l’operazione ha preso il via dal campo della Barbuta, dove vivono circa 600 persone, pari al 13% della popolazione rom della capitale. Nei prossimi due anni, oltre alla Barbuta, andranno chiusi anche la Monachina e Castel Romano, la più grande baraccopoli della città con oltre mille abitanti.

Niente ruspa "salviniana" quindi, ma una terza via che punta a integrare quella comunità. E ne è esempio anche l’ultima trovata del Campidoglio che sta disperatamente cercando di trovare un lavoro agli abitanti degli accampamenti che dovranno essere chiusi, così da renderli economicamente indipendenti legalmente.

Come? Organizzando corsi di formazione professionale per lavorare come sarto, giardiniere, addetto alle pulizie, al mercato o come operatore ecologico. Già, perché la stragrande maggioranza dei nomadi che ha trovato un posto è stata ingaggiata da aziende che – anche per conto di Ama – si occupano della raccolta di rifiuti e materiali destinati al riciclo.

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