Cronaca locale

Case di riposo abusive, tra medicinali scaduti e cibo avariato

Le abitazioni, due ville a Velletri e Albano laziale, operavano completamente in nero e senza alcuna autorizzazione. Fatturavano circa 100mila euro l’anno

Case di riposo abusive, tra medicinali scaduti e cibo avariato

Un ultimo squarcio di vita passato tra sporcizia e farmaci scaduti. Ecco la condanna per questi poveri anziani. Il blitz della guardia di finanza, scattato oggi ai Castelli Romani, ha permesso agli inquirenti di denunciare tre donne per maltrattamenti e violazioni alla normativa sanitaria. Avrebbe dovuto essere il luogo dove passare in pace gli ultimi anni della loro vita, accuditi, seguiti e in condizioni dignitose. Mesi, anni in pace dopo una lunga vita di lavoro. Ma le strutture di riposo dove erano finiti questi sfortunati si sono rivelate delle vere e proprie case dell’orrore. Come spesso accade, purtroppo, in Italia.

Cibo avariato, condizioni igieniche pessime e medicinali scaduti erano entrati nella quotidianità. Gli ospiti di due case di riposo abusive nella zona dei Castelli Romani non sapevano come difendersi. Lunghe indagini hanno portato tre donne a essere denunciate. Le ville dove erano tenuti gli anziani sono state sequestrate e gli ospiti messi in sicurezza. Una donna di quasi cent’anni è stata ricoverata in ospedale per accertamenti dopo una visita medica sul posto effettuata dagli operatori del 118.

Le indagini, coordinate dalla procura della repubblica di Velletri e condotte dai finanzieri del comando provinciale di Roma, come detto, sono durate a lungo. Per mesi i militari si sono appostati fuori dalle due abitazioni, protette da imponenti recinzioni che impedivano di vedere cosa accadesse all’interno. Quando hanno fatto irruzione, la scena che si sono trovati davanti è stata agghiacciante: sia nella struttura di Velletri, sia in quella di Albano Laziale, gli anziani erano tenuti in condizioni igieniche pessime e in ambienti non assolutamente adatti.

Un uomo era stato messo in un locale interrato umido e senza finestre. Gli altri erano ospitati in stanze piene di muffa e senza riscaldamento. I medicinali che gli venivano somministrati erano scaduti anche da un anno. Il mangiare che gli veniva dato era avariato e privo di tracciabilità. Non solo. Il personale della struttura non era qualificato per prestare le cure. Nonostante fossero prive di ogni autorizzazione amministrativa e sanitaria, le due case di cura fatturavano oltre 100mila euro l’anno.

Le fiamme gialle sono riuscite a ricostruire i redditi percepiti dalle tre donne sentendo i familiari degli anziani e analizzando la documentazione rinvenuta nelle strutture. Dato che l’attività è sconosciuta al fisco e considerato che i lavoratori impiegati non avevano il contratto ma operavano in nero, i volumi d’affari generati dalle attività saranno adesso analizzati minuziosamente dall’agenzia delle entrate. Intanto queste residenze del terrore sono state chiuse.

E i poveri pensionati messi in salvo.

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