Coronavirus

"Tamponi a domicilio?". Attenzione alla truffa del finto medico

Un'infermiera, dopo aver rubato dei tamponi in ospedale, li dava al suo compagno che, fingendosi medico, li faceva ai privati. Dando poi falsi certificati di negatività. La procura sta indagando

"Tamponi a domicilio?". Attenzione alla truffa del finto medico

Indagati dalla procura un’infermiera dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia e il suo compagno per aver rubato e fatto a domicilio dei falsi tamponi che davano certificati di negatività non veri.

La donna è una 36enne originaria di Napoli ma residente da anni a Civitavecchia. Il suo compagno, e convivente, è invece un 50enne nato a Giugliano in Campania. L’ipotesi di reato nei loro confronti è quella di concorso in falsità materiale, sostituzione di persona ed esercizio arbitrario della professione medica. Ma, come riportato da Il Messaggero, i capi di imputazione potrebbero essere anche altri. Quanto fatto dai soggetti indagati avrebbe infatti permesso il diffondersi del virus, portando quindi a un notevole aumento dei casi di soggetti positivi. Al momento si parlerebbe di decine e decine di casi, ma i numeri sembrano ben superiori. Non è neanche escluso che, quanto verificatosi a Civitavecchia, non abbia collegamenti con altri furti di tamponi avvenuti nella Capitale.

I falsi tamponi fatti dal finto medico

Secondo quanto ricostruito, tutto avrebbe avuto inizio lo scorso mese. Il convivente dell’infermiera si sarebbe infatti finto un medico e avrebbe eseguito dei tamponi ai dipendenti di una ditta di pulizie a Roma, incaricato dal proprietario dell’impresa, non a conoscenza del fatto che l’uomo non fosse realmente un medico. Dopo che i test sono stati fatti, l’11 settembre sono arrivati gli esiti. Tutti negativi. Una dipendente nota però un’anomalia: nel documento, intestato all’ospedale Spallanzani, c’è scritto che è negativa, ma, in piccolo, anche che in realtà non è esclusa la positività. La donna si presenta quindi in ospedale per chiedere spiegazioni. Sorpresa: il centro infettivologo nega che il responso sia stato fatto da loro. Lo Spallanzani non c’entra nulla con quei tamponi. A quel punto è la stessa struttura ospedaliera a iniziare i controlli e arriva presto a scoprire che l’invio del referto riconduce alla Asl di Roma4, a Civitavecchia. Ma nemmeno la Asl Roma4 ne sa nulla.

L'indagine

Qualcosa non è chiaro e vengono quindi chiamati i carabinieri. A coordinare l’indagine è il pm Allegra Migliorini che, grazie ai suoi inquirenti, ricostruisce quanto accaduto. La 36enne infermiera rubava i tamponi dal suo reparto, quello di ortopedia, e li dava al suo compagno, il finto medico. Il quale si faceva pagare per eseguirli presso lavoratori di aziende private. Ovviamente facendo un certo sconto. Infine, l’attore stampava anche i falsi esiti usando come riferimento uno vero dello Spallanzani, poi riprodotto al computer. Dando esito sempre negativo. Ovviamente è possibile che alcune persone che hanno ricevuto un certificato di negatività fossero in realtà positive al Covid. E che, senza saperlo, abbiano contagiato amici, colleghi, parenti.

Oltre una trentina di individui si sarebbero sottoposti a questi tamponi. Potrebbero essere però un numero maggiore, visto che il giochino dei due fidanzati era iniziato lo scorso aprile. Gli inquirenti hanno sottoposto a perquisizione l’abitazione della coppia, dove i carabinieri della compagnia di Civitavecchia, che stanno portando avanti l’indagine insieme ai Nas di Roma, avrebbero trovato diverso materiale sanitario, oltre agli stick dei tamponi. Il tutto rubato dall’ospedale dove lavora l’infermiera. Tra Roma e Civitavecchia vi sarebbero altre 50 persone che sono state sottoposte ai finti tamponi.

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