Ecco il primo centro anziani occupato della Capitale, così i nonni di Roma sfidano il M5s

In via Cassia 724 c'è il primo centro anziani occupato della Capitale. L'amministrazione pentastellata vuole cacciarli per un cavillo burocratico ma loro resistono: "Non sappiamo dove altro andare"

Ecco il primo centro anziani occupato della Capitale, così i nonni di Roma sfidano il M5s

Nei palazzi romani si annidano ben novantadue occupazioni. Alcune di queste si sono trasformate in dormitori di fortuna, altre in hub di accoglienza, altre ancora in luoghi dove disperazione e illegalità la fanno da padrone. Sembrano tutte uguali, eppure non lo sono. È il caso delle tensostruttura occupata di via Cassia 724 (guarda il video). A scrivere questa pagina inedita di cronaca cittadina è un gruppo di anziani, che si sono improvvisati squatter per necessità e sopravvivenza. È dal 2004 che sono relegati in un centro anziani che cade a pezzi, “un tendone da circo” dicono, dove d’inverno la temperatura scende sotto lo zero e d’estate l’asticella di mercurio oltrepassa i quaranta gradi.

Hanno resistito finché hanno potuto, poi hanno detto basta. “Non potevamo passare un altro invero al freddo”, ci spiega il presidente Giuseppe Betulia, detto “Pippo”, socialista della prima ora e leader carismatico del centro. Appena insediato, nella primavera del 2017, bussa alla porta di Stefano Simonelli, il minisindaco grillino del XV municipio, per sollecitare un intervento. “Non si preoccupi – si è sentito dire – perché a dicembre vi daremo un nuovo spazio”. Passano giorni e settimane, mesi e stagioni. Il freddo si fa pungente e gli anziani si stringono nei cappotti e battono i denti. Finché non decidono di rimboccarsi le maniche. Anche perché, la tensostruttura non è norma, non ci sono le porte tagliafuoco né gli estintori, e se si dovesse sprigionare un incendio sarebbe un disastro.

Ed è proprio quando gli iscritti, a loro spese, provvedono ad adeguare lo spazio alle norme di legge e alle loro esigenze che il municipio pentastellato li mette alla porta. Quella mattina di luglio, qui, se la ricordano tutti come fosse ieri: “Siamo arrivati davanti al circolo è l’abbiamo trovato chiuso, ce l’hanno tolto senza neppure avvisare e soprattutto senza aver emanato un’ordinanza”, racconta Betulia, che è si è beccato una denuncia penale per abuso edilizio. Le accuse, chiarisce Enrico Ingami, portavoce del centro, sono assolutamente strumentali: “L’abuso non c’è, la cubatura è identica a quella originaria e per le piccole difformità basterebbe una Scia in sanatoria”. A riprova delle sue parole, agita un pezzo di carta. È una relazione dei tecnici dell’ufficio urbanistica e risale ad un sopralluogo effettuato l’estate passata. “Nel verbale c’è scritto che il circolo è agibile ed è a norma”, sostiene. Eppure, il parere degli esperti non viene tenuto in considerazione e la tensostruttura viene sigillata. È a quel punto che gli anziani si ribellano e decidono di riprendersi il loro spazio. Spaccano i lucchetti, entrano ed incrociano le braccia. “Noi da qui non ce ne andiamo”, spiegano oggi.

Sono passati quasi tre mesi dall’inizio dell’occupazione e ancora non si è riuscita a raggiungere una mediazione con l’amministrazione locale, determinata a non concedere alcuna sanatoria. “Se ci sgomberano – spiega Betulia – troveranno pane per i loro denti, siamo in quattrocento e tutto il quartiere è con noi”. Non si tratta solo di una questione di principio: “Per anni ci hanno tolto la nostra dignità, trattandoci peggio dei rom e degli extracomunitari, e proprio adesso che abbiamo reso vivibile questo posto che lo vogliono togliere”. Si tratta anche di qualcosa di più intimo e personale. Qualcosa che ha a che fare con la mazurca e le carte da gioco, con le feste da ballo e i corsi di ginnastica dolce. In via Cassia 724 ogni giorno succede qualcosa . “Si balla, si canta e si sta tutti insieme”, spiega un “giovanotto” sulla ottantina. “Se ci mandassero via da qui sarebbe il più grande errore della loro vita, sarebbe una crudeltà e noi ci sentiremmo perduti anche perché questo è l’unico punto di riferimento che abbiamo da Ponte Milvio a Prima Porta”, dice con gli occhi velati dalla commozione. “Sarebbe un disastro totale, perché non sapremmo più cosa fare, ci mancherebbe la compagnia, gli amici, le carte e le chiacchiere sullo sport”, aggiunge un altro iscritto.

È per questo che, nonostante le denunce e le beghe burocratiche, gli anziani tengono duro.

“Sfido il municipio a venire qui a fare uno sgombero, troverebbero tutti i cittadini della zona qui davanti, sarebbe la cosa peggiore che un’amministrazione possa fare”, ruggisce il presidente Betulia mentre si chiude la porta del circolo alle spalle. Ha fretta di andare a casa per riposare un po’, poi ci sono gli ultimi preparativi da sbrigare: “Questa sera - dice - ci sarà una grande festa, verranno tutti gli iscritti, e voi siete invitate”.

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