Cronaca locale

Castel Sant'Angelo è assediato da rifiuti, degrado e clandestini

Il ponte che conduce a Castel Sant'Angelo assomiglia ormai ad un suk, mentre i giardini della fortezza sono diventati un dormitorio per decine di clochard

Castel Sant'Angelo è assediato da rifiuti, degrado e clandestini

Orde di clochard e venditori abusivi assediano l'antica fortezza dei Papi. E così persino passeggiare lungo il ponte che conduce a Castel Sant'Angelo è diventata una vera e propria via Crucis. Non solo perché le statue degli angeli che lo adornano portano i simboli della Passione. Per raggiungere i cancelli del castello, infatti, bisogna destreggiarsi in una giungla di paccottiglia e merce contraffatta, cercando di schivare le decine di vucumprà che avanzano tra la folla per vendere i loro gadget con insistenza.

Ma questo è solo l'inizio. Il parco che circonda la roccaforte medioevale è diventato un porto di mare. Fanno rotta qui i clochard che la gendarmeria vaticana allontana alle prime luci dell'alba dai portici di via della Conciliazione. Circa una ventina di persone, che approfittano delle panchine del viale superiore per dormire qualche ora in più. Ma c'è anche chi viene a passarci la notte. "Il custode mi ha detto che se voglio restare all'interno devo tornare entro una cert'ora", ci racconta uno dei senzatetto, mentre sta lavando alcuni scarti del mercato rionale in una delle fontane. Un altro clochard che si è sistemato su una panchina pochi metri più avanti elenca le principali nazionalità dei senzatetto che affollano la villa: "Romeni, bulgari, moldavi, ucraini, nordafricani". Lui, invece, è bosniaco e ci spiega che preferisce la strada ai dormitori messi a disposizione dal Comune.

Da qualche mese, anche la terrazza che dà sul lato di via della Conciliazione è abitata. Tre romeni l'hanno trasformata in una specie di dependance, allestendo persino una piccola cucina, con tanto di angolo cottura e scorte di vino e vodka. "Riducono i giardini in condizioni pietose", denuncia un'habitué della villa. Non è difficile, in effetti, imbattersi in situazioni estreme. Come quella in cui si trova un magrebino, accasciato su un muretto a diversi metri da terra. È stordito, forse dalla droga o dall'alcol. Nella parte bassa del giardino, invece, un migrante si è sistemato su una panchina circondata di immondizia. Ha accumulato fogli, cartoni e cianfrusaglie di ogni genere. Tanto che l'erba ormai non si vede neanche più.

Discariche e piccole favelas attirano anche i topi, vera e propria piaga del parco. "Si vedono anche di giorno, qui attorno all'area giochi", ci racconta una mamma della zona che porta qui suo figlio a giocare. "Avevano fatto una derattizzazione l'anno scorso, ma non è servita a nulla", spiega un'altra signora che viene ad allenarsi nei giardini. "Qui dopo le sei di sera non si può più entrare – continua – perché i ratti spuntano da ogni angolo". Lo testimoniano anche le immagini pubblicate ciclicamente sui social network da associazioni e comitati di quartiere. "Tra sporcizia e accampamenti, la situazione è peggiorata, soprattutto negli ultimi anni", aggiunge la donna.

"La trascuratezza è palese – commenta – e danneggia tutti".

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