Val Melaina, i giardini della vergogna: "Qui l'Ama passa una volta l'anno"

Alla periferia nord di Roma c'è un'area verde dove l'Ama viene a raccogliere i rifiuti una volta l'anno. Doveva essere il punto di riferimento del quartiere, ma si è trasformata in una discarica a cielo aperto

Val Melaina, i giardini della vergogna: "Qui l'Ama passa una volta l'anno"

Nell’album dei ricordi dei residenti di Val Melaina c’è l’immagine del mercato rionale di via Gorgona e delle primizie dalla vecchia stagione. Quella che ha preceduto i tempi grigi della realizzazione di un parcheggio interrato nel 2000. Una rivoluzione per i residenti della periferia nord, a cui la società che si aggiudicò i lavori ha regalato un’oasi verde che sovrasta i box sotterranei. Doveva essere il giardino delle famiglie del Tufello. E per qualche anno lo è stato.

Nei ricordi degli inquilini delle case popolari che incorniciano il parchetto ci sono bimbi sulle giostre, merende consumate dopo la scuola e anziani che raccontano storie. Ma facendo due passi da queste parti, a distanza di quasi vent’anni, è difficile anche solo immaginare quell’epoca d’oro. Rimangono le altalene arrugginite e il marmo sbrecciato delle panche a testimoniare che non si è trattato di un’allucinazione collettiva. Semmai è stato il solito pasticcio all’italiana. Come si legge nel verbale della seduta della commissione Lavori Pubblici del III Municipio, riunitasi nel 2017 per fare chiarezza sulla questione, lo spazio verde è classificato come “un’area di cantiere”. “A causa del mancato invio della completa documentazione tecnico-amministrativa da parte della società concessionaria”, il giardino non è mai stato preso in carico dall’amministrazione.

Non essendosi perfezionato l’iter della riconsegna, l’area non è di competenza del Comune e – ovviamente – neanche dell’Ama. E rimediare alle approssimazioni del passato non è facile, visto che nel frattempo la Plauto Srl è pure fallita. Il risultato è difficile da spiegare per chi non abbia mai transitato da queste parti. Neppure l’espressione “terra di nessuno” è calzante. Perché qui degrado e squallore hanno preso possesso di tutto. Non c’è un centimetro di prato, una panchina e neppure una mattonella che non sia ricoperta di bottiglie di birra, cartoni ed escrementi umani. Qualche residente di buon cuore ha sparpagliato nei giardini delle cassette della frutta per supplire alla mancanza di cestini dell’immondizia. “Quando si riempiono – ci racconta una signora sulla sessantina – vengono a svuotarle”. Tutto è lasciato al senso civico del quartiere e alle sporadiche apparizioni dei volontari di Retake.

“L’Ama viene a pulire una volta l’anno”, ci rivela indignato il titolare di un forno. Solo in occasione del 27 novembre, giorno in cui cade la ricorrenza dell’esplosione della palazzina di via Ventotene. Corre il 2001. Una squadra di pompieri e di tecnici del gas al lavoro per individuare una perdita viene investita dalla deflagrazione. Solai e pareti cadono giù come fossero cartapesta, vetrate in frantumi, macchine ribaltate e detriti ovunque. Il bilancio è drammatico: 250 sfollati, decine di feriti e otto vittime, quattro civili e quattro vigili del fuoco. Nei giardini abbandonati ci sono una lapide e otto alberi per non dimenticare chi ha perso la vita. Ogni anno è qui che si svolgono le celebrazioni e la polvere scompare sotto il tappeto. Me è solo un’ illusione perché quando finisce la passerella delle autorità, ricomincia il viavai di sbandati. “Ci sono gruppi di ubriaconi che bivaccano tutto il giorno e le risse sono continue”, denuncia una residente.

“Non è gente del posto, sono tutti extracomunitari e nomadi, prima o poi ci scappa il morto”, gli fa eco un inquilino delle case popolari. “Troppo rischioso attraversare il giardino dopo il calare del sole”, è il coro unanime degli abitanti di Val Melaina che chiedono dignità e rispetto. “Ci trattano come cittadini di serie B solo perché abitiamo in periferia”, denunciano.

“È una vergogna – commenta Giordana Petrella, consigliere di Fratelli d’Italia – l’avvocatura del Comune dovrebbe accelerare l’iter per restituire la piazza alla collettività e permettere ad Ama di effettuare la manutenzione ordinaria e le pulizie”. “Il Campidoglio – incalza – torni ad occuparsi delle periferie, dove degrado e malessere stanno prendendo il sopravvento”.

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