Investì e uccise lo chef Narducci: condannato a 4 anni

Nell’incidente morì anche la collega dello chef, Giulia Puleio. Ora Fabio Feola è stato condannato a 4 anni di reclusione con l’accusa di omicidio stradale

Investì e uccise lo chef Narducci: condannato a 4 anni

Nella notte del 22 giugno 2018 ha travolto e ucciso lo chef Alessandro Narducci e la collega Giulia Puleio. Ora, Fabio Feola è stato condannato a quattro anni di reclusione con l'accusa di duplice omicidio stradale.

Il casertano 33enne, alla guida della Mercedes Classe A ha travolto i due giovani che stavano viaggiando a bordo di uno scooter Honda SH sul lungotevere della Vittoria, in zona Prati, a Roma. I due ragazzi stavano tornando a casa dopo una giornata di lavoro. Era passata da poco l'una di notte quando Feola, secondo la ricostruzione del pm, ha colpito il motorino dello chef guidando in contromano. I due non sono riusciti a sterzare ma sono stati presi in pieno dalla vettura, mentre il conducente della Mercedes ha finito la sua corsa schiantandosi su delle auto parcheggiate. E l'impatto tra auto e scooter è stato fatale: il 29enne e la collega 25enne hanno perso la vita sul colpo mentre l'automobilista è finito sotto choc in ospedale con qualche ferita.

Ora, al termine del rito abbreviato, il 33enne è stato condannato a quattro anni. Il giudice, accogliendo le richieste del pm, ha inoltre riconosciuto a Fabio Feola le attenuanti generiche e ha disposto una provvisionale di 300mila euro a risarcimento di tutte le parti civili. L'imputato ha deciso di non presentarsi in aula per non urtare i familiari delle vittime. Come ricorda il Corriere, con alcune lettere inviate alle famiglie dopo la tragedia, Feola ha chiesto di essere perdonato per quanto successo. "È un piccolo segno – ha commentato Alessandra Gerage, la madre dello chef Narducci – ma non siamo soddisfatti, quattro anni per la morte due ragazzi non è abbastanza, e si prevede che faccia ricorso in appello. Il fatto che gli abbiano revocato la patente è una cosa buona, che abbia almeno un disagio nella vita, perché guidava senza problemi fino ad oggi".

"Va riconosciuto all’imputato l’onore di aver rinunciato a venire in aula per cercare di ribaltare la dinamica dell’incidente", ha dichiarato il legale dei familiari di Narducci. L'automobilista, secondo le perizie tossicologiche, non aveva assunto alcol né droghe e non viaggiava a velocità elevata.

Lo stesso legale ha così posto alcuni interrogativi nel corso della sua arringa riguardo all'alcol test e all'uso del telefonino. Lacune che "lasciano dei dubbi sulle ragioni della tragedia".

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