L'associazione vittime delle marocchinate provoca la Raggi: "Una strada anche per le vittime dei liberatori"

Nei giorni in cui si parla della defascistizzazione della toponomastica romana, l’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate provoca la Raggi: “Intitoli una strada anche alle vittime dei liberatori”

L'associazione vittime delle marocchinate provoca la Raggi: "Una strada anche per le vittime dei liberatori"

La rivoluzione della toponomastica annunciata dalla Raggi è una rivoluzione a senso unico. Se da un lato l’amministrazione capitolina vuole mondare le strade di Roma da nomi come quelli di Arturo Donaggio e Edoardo Zavattari, entrambi firmatari del Manifesto della razza, dall’altro si dimentica delle vittime delle “marocchinate”.

Non stiamo parlando di una cosa da poco, ma degli stupri di massa e delle violenze compiute dalle truppe coloniali di origine marocchina dell’esercito francese a cavallo tra il 1943 e il 1945. E che nella provincia di Roma raggiunsero il culmine della ferocia. Solo nella piccola Esperia, nel Frusinate, ad esempio, il prezzo della liberazione furono 700 stupri.

Torniamo ai giorni di oggi. Era il 2010 quando una mozione del XX municipio di Roma dava il via libera all’intitolazione di una strada alle “donne vittime delle violenze e degli stupri nel 1944 in Ciociaria”. Una dicitura un po’ ambigua, non esattamente quella a cui puntava l’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchiante che, invece, aveva proposto il toponimo “vittime delle marocchinate”.

Ma non è questo il punto, il punto è che a distanza di otto anni da quell’atto, nello stradario capitolino non c’è ancora traccia di una strada, una piazza, un parco e neppure di una rotatoria che porti quel nome. Sono in molti a domandarsi cosa ne è stato di quel progetto. E proprio nei giorni in cui si sta decidendo a chi riassegnare le vie di Donaggio e Zavattari, il presidente dell’Anvm, Emiliano Ciotti, lancia una provocazione: “La Raggi dia una strada anche alle vittime dei liberatori”.

Magari proprio una di quelle che la prima cittadina ha promesso di sbianchettare. L’intenzione è quella di assegnarle a due delle vittime della Shoah, ma Ciotti propone un cambio di programma. “Servirebbe a dimostrare che non esistono persecuzioni di serie B – spiega – anche perché non si può continuare a tacere su una barbarie di simili proporzioni”.

È d’accordo anche il dirigente regionale della Lega Fabrizio Santori che, negli anni passati, ha sollecitato più volte l’ufficio toponomastica ad accelerare l’iter.

“C’è grande disparità nell’intitolazione delle vie – osserva Santori – basti pensare che esiste ancora via Lenin o largo Attaturk, mentre figure meno simpatiche all’intellighenzia di sinistra vengono relegate in luoghi marginali della città”. Anche da Palazzo Senatorio il consigliere del Carroccio Maurizio Politi sposa la causa dell’Anvm, invitando la Raggi “a guardare con meno furore ideologico la storia e riconoscere tutte le vittime”.

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