Cronaca locale

Pacco bomba all'avvocato di Priebke, è il quarto in pochi giorni

La busta, che non è esplosa, è arrivata nell'abitazione di Paolo Giachini, legale che ospitò l'ex ss nel suo appartamento. Il destinatario, insospettito dagli ultimi casi, non ha aperto la cartella e ha chiamato gli artificieri

Erich Priebke (da Wikipedia)
Erich Priebke (da Wikipedia)

Contengono esplosivo ma sono buste assolutamente normali. Sono gialle, regolarmente affrancate e sono in giro da qualche tempo. L'ultima recapitata, la quarta, è arrivata due giorni fa all'avvocato romano Paolo Giachini, nella stessa abitazione di via Baldo degli Ubaldi, a Roma, dove ospitò Erich Priebke, l'ufficiale nazista delle Ss, ai domiciliari dopo la condanna all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine e morto nell'ottobre del 2013. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, quest'ultimo dettaglio avrebbe condotto gli investigatori ad approfondire la pista anarchica.

La bomba inesplosa

In base a quanto riportato dal quotidiano, l'ultimo pacco recapitato non è esploso, perché il destinatario, probabilmente insospettito dagli ultimi casi a Fiumicino, Fidene e alla Balduina, si sarebbe insospettito e avrebbe avvertito subito i carabinieri della stazione Madonna del Riposo. Dopo la chiamata dell'avvocato, nei pressi della sua abitazione, sono arrivati gli artificieri, che hanno confermato che si trattava di un'altra busta incendiaria.

Una comune busta commerciale

Così i carabinieri del Ros e gli agenti della Digos, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal pubblico ministero Francesco Dall'olio, avrebbero individuato nello stesso soggetto l'autore del confezionamento di tutte le buste contenenti l'esplosivo. Quella arrivata al legale romano sarebbe sempre una comune cartella commerciale, in formato A4, con un francobollo e il nome di un mittente che la vittima conosceva.

L'avvertimento

Al suo interno c'era una scatoletta di legno, che conteneva l'innesco e l'esplosivo, in un quantitativo sufficiente a ferire ma non a uccidere. Secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe trattato di una sorta di avvertimento, anche se, per adesso, non ci sarebbero collegamenti tra l'ultima ricevente e le tre donne rimaste ferite dall'esplosione delle prime buste. Anche se il congegno rinvenuto risulterebbe identico a quello utilizzato per confezionare le altre tre buste.

Le buste esplose

Tra domenica e lunedì, invece, le buste avrebbero colpito tre persone. In un caso, la vittima non era quella designata dall'attentatore, cioè una ex dipendente amministrativa dell'Università Tor Vergata, ora in pensione, ma un'impiegata del centro di smistamento posta di Fiumicino. Le altre due vittime, entrambe pensionate, erano una ex professoressa dell'Università Cattolica e una dipendente dell'Inail: avevano ricevuto gli esplosivi presso le loro case ed entrambe avevano aperto l'involucro. Anche in quel caso il mittente (falso) sembrava essere una persona conosciuta.

In base a quanto riportato dal quotidiano, le lettere incendiarie sarebbero state spedite nella stessa data.

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