Il romeno insegnato nelle scuole

Da quest’anno sui banchi di scuola nazionali dovrebbe essere possibile studiare anche il romeno o, meglio ancora, la cultura romena. Stando ad alcune indiscrezioni trapelate dal ministero dell’Istruzione di Bucarest, sarà questo il nome della materia inserita ex novo nei programmi scolastici d’Italia. Il condizionale, però, resta d’obbligo perché, ad oggi, primo giorno di scuola per gli studenti della Lombardia (e non solo), manca ancora il via libera del dicastero di Giuseppe Fioroni. Anche se, assicurano i bene informati, è questione di giorni.
L’iniziativa, già avviata con successo in Spagna, prevede due ore extracurriculari alla settimana di lingua, geografia e storia romena. Riservata agli studenti delle elementari e delle medie, sarà finanziata dal governo romeno che ha già provveduto alla selezione dei futuri docenti la cui paga dovrebbe aggirarsi sui 25-30 euro l’ora. «Mi auguro che l’operazione vada in porto» commenta Marius Tiberius Burghelea, responsabile per il Nord Italia del Partito identità romena (Pir) che, alle ultime amministrative, era alleato all’Udeur di Clemente Mastella. «Si tratta di un passo importante verso l’integrazione per una comunità tra le più numerose d’Italia».
Cifre ufficiali non ce ne sono, ma si parla di un esercito di 500mila persone distribuite tra Piemonte, Lombardia e Veneto.

Un’occasione preziosa per i ragazzi romeni che si vedranno riconosciuti in patria gli eventuali crediti accumulati, ma anche un’opportunità in più per chi vorrà, tra i loro coetanei italiani, conoscere più da vicino un altro Paese da poco entrato nella galassia Ue.

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