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«Ronaldinho come Bolt Non venderò mai il club»

Ora che la vittoria è tornata a sorridere al Milan, la prima di campionato di sabato contro il Siena fa un po’ meno paura. Contro la Juve si è finalmente intravista l’impronta di Leonardo, anche se gli interrogativi - dall’ultimo arrivato Huntelaar a Ronaldinho, passando per il gioco sulle fasce che ancora latita - abbondano. Nonostante tutto, il patron Silvio Berlusconi ha lasciato San Siro sorridente e soddisfatto per il risultato, per il gioco e per la nuova posizione di Ronaldinho: Leonardo lo ha avanzato più a ridosso dell’area di rigore, posizione dove Berlusconi vorrebbe sempre vederlo agire. «È il nostro Usain Bolt: deve giocare più vicino possibile all’area avversaria dove può fruttare punizioni, rigori, assist magici e gol», le parole del premier, che già in passato aveva dispensato consigli tattici ai suoi allenatori.
Fiducioso di avere trovato in Nesta e Thiago Silva una coppia di difensori centrali di alto livello, che gli rammentano Baresi e Maldini, Berlusconi ha escluso ogni ipotesi di vendita del club e ogni successione - idea che pare non entusiasmare i suoi eredi - se non «fra 100 anni, visto che sto investendo su un istituto che porterà la vita al traguardo dei 120».


Infine una battuta sul mercato rossonero, sorprendentemente più attivo in uscita che in entrata: «Il calcio non l’ha inventato né Kakà né Van Basten, cambia i suoi protagonisti, i suoi santi e i suoi eroi: non c’è da avere nostalgia di nessuno», la battuta riservata alla partenza di Ricky, prima di chiudere definitivamente le porte a ogni acquisto (ma non alle cessioni, vedi Oddo e Kaladze) nonostante Leonardo continui a sognare un terzino: il laziale De Silvestri è sempre il nome più caldo.

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