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Ronaldo: io finito? Mi voleva anche Moratti

A Maldini: «Onorato di giocare con te; dovevo ritornare a Milano per essere accolto così bene». Il capitano: «Il più grande dopo Maradona». In serata, siparietto delle Iene che, fuori da un ristorante, gli hanno lanciato un pallone: «Ma non sai più palleggiare...»

Ronaldo sta benone. E non pesa uno sproposito (88,5 chilogrammi contro gli 86 del peso forma). «È tonico» giura Ancelotti, il tecnico con cui ha fatto colazione ieri a Milanello. Ha una leggera sofferenza al tendine operato l’anno scorso. Quello ricucito in Francia ai tempi dell’Inter invece «è a posto» riferiscono i medici incaricati dal Milan di redigere la cartella clinica e votare la promozione a pieni voti del brasiliano. «Non è grasso» insiste Paolo Maldini, tra i due un simpatico siparietto nel collegio rossonero al momento dell’incontro («sono io onorato di giocare con te» dice il brasiliano persino emozionato dinanzi al capitano). E infatti la percentuale di massa grassa è in linea perfetta con quella degli altri esponenti della squadra. C’è un solo vuoto da colmare: lo smalto, la forma, la condizione atletica. Da troppo tempo Ronaldo, scaricato brutalmente da Capello, non gioca con continuità. E prima di vederlo in campo con la casacca rossonera c’è bisogno di almeno due-tre settimane di allenamenti puntuali e continui. L’esito confortante delle visite mediche effettuate ieri mattina alle Betulle, clinica privata dalle parti di Appiano Gentile («questa strada la conosco» detta all’accompagnatore) è scontato ma anche il meno interessante.
Decisivi invece i test successivi effettuati a Milanello («un incanto» la definizione del brasiliano accompagnato per l’occasione da Leonardo). Adriano Galliani, per tutto il pomeriggio, resta in attesa della chiamata di Meesserman, il coordinatore dello staff sanitario e titolare dello schema di milanlab giunto sul far della serata con la buona novella. Promozione su tutta la linea. Di quei giudizi si fida Silvio Berlusconi, il presidente, da quel via libera dipende il volo, confermato, di lunedì mattina a Madrid per completare l’operazione Ronaldo con la firma del contratto di trasferimento. Cifra offerta: 6 milioni di euro. Cifra reclamata dal Real: 8 milioni di euro. Scontato l’accordo a metà strada con 7 milioni di euro da scrivere sul documento ufficiale. Così da martedì 30 gennaio Ronaldo, il numero uno al mondo «dopo Maradona» spiega sempre Paolo Maldini, può vestirsi da centravanti del Milan. Con effetti eccitanti che si possono cogliere dentro e fuori Milanello, ai margini di una squadra capace di vivere le proprie depressioni in gran silenzio e adesso decisa a conquistarsi un orgoglioso riscatto. «Col suo arrivo il Milan fa un salto di qualità, sarà di grande stimolo per i tifosi e noi tutti» è la confessione di Paolo Maldini che fa da portavoce agli umori di una squadra passata dalla delusione del 2 a 2 con la Roma in coppa Italia e dall’intemerata di Ancelotti («ci vuole disponibilità a correre e sacrificarsi» il cicchetto rivolto allo spogliatoio di primo mattino).
Prima di finire sotto la lente di milanlab, il colloquio tra Ronaldo e Ancelotti, al tavolo riservato del ristorante di Milanello, è il più atteso. «È molto disponibile» riferisce alla fine l’allenatore. Riassunti a Ronaldo i carichi di lavoro e le sequenze settimanali. «Sono venuto qui per smentire quelli che mi considerano un giocatore finito» è la garanzia conclusiva di Ronaldo. Che riesce con Ancelotti a stabilire subito una gran bella intesa. Specie quando Ronaldo gli chiede lumi su come intende utilizzarlo. «Da ala tornante» scherza Carletto cui sono in molti a rivolgere raccomandazioni, tipo Gigi Simoni che gli prescrive di preparare «un contropiedino visto che Ronaldo non ha più la velocità dei miei tempi». «Giocheremo con le due punte più Kakà» promette invece Ancelotti e qui non scherza più. «Dovevo arrivare fin qui, a Milano, per ricevere l’accoglienza che ho avuto» aggiunge e forse pensa allo spogliatoio che lascia, quello del Real. «Una polveriera» la definizione utilizzata a cena, dopo la partita di coppa Italia, con Galliani e Seedorf che lo scortano da Giannino, il ristorante di via Pisani che è diventato una specie di seconda sede del club di via Turati. Indagini per scoprire il suo menù, semplice semplice: pesce, insalata e frutta, senza dolce né liquori. Per un totale di 60 minuti, scivolando via nella notte gelida di Milano pedinato da telecamere e fotografi. Non mancano le Iene che gli lanciano un pallone per mettere alla prova il suo talento. «Ma non sai più giocare Ronie» gli gridano dietro.
In serata, tornato in albergo per una siesta, prima del volo di ritorno a Madrid, Ronaldo detta il suo diario delle prime 24 ore da milanista. «Sono sereno e fiducioso» fa sapere rivelando un particolare inedito. «Da un mese, al telefono, Massimo Moratti mi sta cercando. Non gli ho mai risposto, gli ho parlato giovedì sera, appena messo piede a Milano.

Non so perché dica certe cose, avrò tempo per chiarire con lui» confessa.

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