(...) «Colpa» del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha deciso di accettare il suo invito. Di celebrare oggi a Genova il 25 aprile, di tagliare il nastro di quella sala di Villa Migone dove 63 anni fa venne firmata la «resa», dove il generale tedesco Meinhold consegnò la città ai partigiani a patto di non spargere altro sangue, con la benedizione del cardinale Boetto. Oggi lorazione di Napolitano a Palazzo Ducale (con trasmissione su maxischermo in piazza Matteotti) avrà il suo valore, ma quel gesto a fine giornata, in quella villa storica, sarà qualcosa di unico. «Unico come latto firmato nel 1945 - riesce ad accantonare la tensione e contenere ladrenalina Mino Ronzitti - È stato lunico caso in tutta Europa in cui truppe regolari firmarono una resa a organizzazioni partigiane. Quella sala non è mai stata aperta al pubblico, da oggi lo sarà. E sono particolarmente lieto che sia il presidente della Repubblica, sia il cardinale Angelo Bagnasco abbiano accettato con entusiasmo di partecipare alla cerimonia. È significativo». Anche perché nel 1945, tra partigiani e tedeschi, cera una altro cardinale genovese, Pietro Boetto. E non era lì per caso. «Probabilmente senza la mediazione della Curia non ci sarebbe stata la resa - ammette Ronzitti - Il generale Meinhold ebbe una grande titubanza, si fermò in quella stanza 4 ore prima di firmare. E dopo, in tedesco disse: So di compiere forse il gesto più difficile della mia vita e di mettere fine alla mia carriera, ma non posso sacrificare altre vite dei miei uomini. Poche ore dopo è stata decretata la sua condanna a morte e il suo interprete si suicidò. Non cè dubbio che il generale abbia fatto prevalere il valore umano rispetto al valore della divisa, la responsabilità del capo dei suoi uomini rispetto a quella del comandante».
Un gesto di umanità da parte dell«invasore nazista». Un atto nobile, che va riconosciuto. Che oggi si può riconoscere. Così come oggi sempre dal consiglio regionale Gianni Plinio, capogruppo di An, chiede a Napolitano di ricordare anche i vinti, per fare un altro passo verso la pacificazione. E Ronzitti non si sottrae. «La storia va sempre ricordata tutta, le pagine belle e quelle brutte - osserva con spirito istituzionale, mettendo da parte il suo ruolo politico in Unione a Sinistra - Per me il 25 aprile è tra le pagine più belle, ma la storia è fatta anche dalle altre. Per questo penso che la memoria di chi è morto credendo in un ideale, per quanto portatore di tragedie e di principi lesivi della libertà, non possa essere disconosciuta.
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