Politica

Rosetta, l’irriducibile che non si rivoterebbe

La Iervolino: «Da napoletana sarei contro il sindaco». L’autocritica dopo essersi assolta per rifiuti e scandali

Si votasse oggi, Rosa Russo Iervolino non prenderebbe neppure il suo voto. Parola sua. Per elaborare il lutto della propria incapacità amministrativa ci ha messo un annetto buono condito da immondizia ubiqua e appalti mariuoli, ma alla fine su Novella 2000 ammette: fossi nei napoletani, non sosterrei il sindaco. Così, la prima cittadina dalla voce fumettistica e dalle «mani candide», ora apre perfino un po’ gli occhi. La dichiarazione è storica. Alla domanda «se lei fosse un semplice cittadino, sarebbe pro o contro il sindaco Iervolino?», Rosetta fa outing: «Il cittadino pensa che il sindaco sia l’unico responsabile delle cose che non vanno (che fesso questo popolo bue, eh? ndr). Quindi, probabilmente, sarei contro». Tradotto: le uniche piaghe che non hanno ancora devastato Napoli durante il mio mandato sono l’eruzione del Vesuvio e un infortunio a Lavezzi, per il resto le disgrazie le ho tenute a battesimo proprio tutte. Non tengo cuore di travestirmi ancora da sindachessa perfetta, iamme. Insomma, un politico meno invasato di se stesso magari avrebbe fatto autocritica pure qualche mese fa. Lei no. Queste sono le prime parole con cui la Iervolino ammette che «le cose non vanno» e la città potrebbe avercela anche con lei. Troppa grazia dopo mesi di difese strenue degne di un Cannavaro in tailleur. Per esempio, i napoletani navigavano tra i rifiuti? «Sui ritardi ci sono responsabilità del centrosinistra». Ma non è la sua parte politica? «Sì, ma noi in giunta abbiamo fatto l’impossibile. C’è il commissariamento da 14 anni, i sindaci non hanno mai avuto poteri». Come Superman e la criptonite. Beata autostima. Eppure le attenuanti, secondo lei, c’erano tutte. «A Napoli ci sono estremismi di ogni razza, la criminalità organizzata...». E le cozze guaste, le cavallette, il sangue di San Gennaro che non si scioglie. Ecco perché «non mi passa neanche per la testa di dimettermi». Lei è una vittima. Non solo della monnezza, ma anche del caso Romeo. Sì, quel pasticcio di appalti truccati per cui 4 assessori sono finiti arrestati e uno si è suicidato. Il sindaco si è smarcato alla grande: «Non esito a definire quei quattro soli assessori sfrantummati. A Nugnes avrei mollato, con materno affetto, anche due sganassoni». Medaglia d’oro per lo scaricabarile. Certo, gli assessori non li ha trovati nell’ovetto Kinder, ma li ha scelti con criteri rigorosi («Gambale era un focolarino, non potevo non ritenerlo una persona onesta!»): non è anche un po’ colpa sua? Via, che l’assessore alla Trasparenza e alla legalità finisca al gabbio non è lievissimo sintomo di manifesta inettitudine alla scelta? Macché. Il suo «io interno» si assolve: «Rimango, superando critiche anche motivate e cattiverie ingiuste. Chi ha la coscienza a posto non teme nulla». Ora, però, la Iervolino comincia a realizzare che - nonostante un mandato all’insegna del «rispetto della legalità» - qualcosa ha da imputarsi. La Corte dei conti indaga sugli sprechi della gestione immobiliare, la Camera l’ha sfiduciata e al Comune hanno perfino tagliato le forniture di carburante. Forse non aveva tutti i torti il sindaco di Venezia Cacciari quando le chiedeva di dimettersi. Al tempo Rosetta rispose a lui e alla Lanzillotta di «farsi i fatti propri», che la sua era «una giunta di persone perbene». E a Napolitano che auspicava «un nuovo costume morale a Napoli», replicava bollando l’indignazione comune come «inutile gossip politico». La sua ricetta per uscire dal tunnel è stata questa: «Ci vorrebbe il matrimonio di un principe per distogliere da Napoli la fastidiosa insistenza dei media. Speriamo, che so, che Sofia Loren venga in città, o che succeda qualche cosa buona». Eccolo il nuovo costume di Rosa Russo Iervolino: quello di un Pulcinella sballottato da tempeste che invece di mettersi al timone spera smetta di tirare vento.

Ma se nemmeno Pulcinella apprezza più Pulcinella, allora forse a Napoli il vento sta cambiando davvero.

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