nostro inviato a Basilea
Abbastanza Italia, tanto Rossi. Che questa non potesse essere la consueta nazionale estiva è stato chiaro fin dall'eredità che la squadra azzurra si è portata dalla Confederations cup sino a ieri. Dalla «brutta parentesi» (come lha chiamata Lippi) sino alla voglia di trovare la strada persa dopo il mondiale tedesco. Perciò, per trovare un senso a questa amichevole, non basta considerare i due nuovi innesti, Criscito e Marchisio (bene entrambi, anche se è andato meglio il secondo): serve capire a che punto è il lavoro di Lippi.
La prima mezzora non può che regalare solo consensi, il gioco di prima, lanciato quasi sempre da Giuseppe Rossi, e le combinazioni sulla fascia, soprattutto quella destra (almeno finchè Camoranesi è rimasto in campo) hanno messo in difficoltà gli elvetici. Schierati con un 4-4-2 piuttosto rigido, gli svizzeri ballano in difesa soprattutto per le mancanze tecniche della coppia Magnin-Grichting: è da quella parte che, a testa, si sono mangiati due gol già fatti prima Marchisio poi Gilardino. Lo juventino trovando una grande respinta di Benaglio (decisamente in serata sì), l'attaccante viola invece alzando sulla traversa. Poco prima Chiellini si era visto respingere un colpo di testa a colpo sicuro ancora da Benaglio. Ma, mentre l'Italia sembrava pronta a passare in vantaggio, la partita cambia. Complice uno svarione difensivo di Chiellini, Barnetta colpisce un clamoroso incrocio dei pali. Il difensore toscano sbaglia un facile appoggio e innesca il pericolo che solo per fortuna degli azzurri non entra in porta. Da quel momento, forse un po' stanca, forse un po' spaventata, l'Italia fa dieci passi indietro e si mette ad aspettare gli avversari. E così gli uomini in rosso, guidati da Inler (ottimo) e Frei, cercano di mettere paura a Lippi.
Copione che pare ripetersi all'inizio della ripresa. Lippi inserisce Santon e Iaquinta per Zambrotta e Gilardino. Mentre il ragazzo interista tende a stare più abbottonato del terzino del Milan, Iaquinta regala invece vivacità all'attacco azzurro. In due minuti, tra il decimo e il dodicesimo lo juventino si procura due grosse azioni, la prima innescata da Marchisio e conclusa di poco a lato, la seconda su azione personale che però finisce di molto fuori.
Ma sono gli unici squilli di una ripresa piuttosto grigia. Il gol tanto cercato, non arriva. E la partita non si sblocca. La girandola di sostituzioni, poi, contribuisce ad aumentare la confusione in campo. Ma nella confusione va meglio la Svizzera di Hitzfeld che, nel finale scalda le mani di Buffon con un tiro pericoloso di Derdiyok. A quel punto, dentro anche D'Agostino, Grosso, e Quagliarella, per Lippi finisce il tempo degli esperimenti: gli ingressi in campo diventano più che altro voglia di premiare anche gli altri giocatori della rosa.
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