ROSTAGNO, IL MAESTRO DI SINTESI

ROSTAGNO, IL MAESTRO DI SINTESI

Blob è il passaporto per la popolarità. Chi ci arriva è immediatamente consacrato famoso. Anche se sulla famigerata Isola dei finti vip il piede non l’ha mai messo. L’ultimo, ma solo in ordine di apparizione, nella tradizionale hit parade blobbistica del sabato è Alessandro Rostagno, giovane e già perfido critico televisivo, con appuntito pizzetto rosso, di Libero. Uno che non le manda a dire a nessuno, né quando scrive, né quando parla. Specialmente quando parla. In settimana si è materializzato per ben tre volte, salvo deprecabili omissioni, sui teleschermi: la terza proprio ieri nell’Arena di Domenica In, per dire il fatto suo ad Al Bano. Rostagno è talmente bravo da infischiarsene allegramente di un eventuale conflitto d’interessi, sbandierato dagli ultrà dell’invidia, pronti a sostenere che un critico non può rischiare di trasformarsi in un divo di quella tv contro cui ogni giorno spara le sue terrificanti bordate. Dunque, martedì nel primo pomeriggio si è presentato all’Italia sul due, stimata rubrica di (cocente) attualità, per dibattere un argomento finalmente inedito: «Tv: W la qualità ma guardo il trash», come sintetizzava la scritta in sovrimpressione. Dopo una mini indagine sui giovani telespettatori, uniti nel ribadire che nei reality s’imbattono solo facendo zapping. «È davvero così?» ha chiesto il conduttore Milo Infante a Rostagno. Il quale ha risposto: «Qualunque cosa in qualche modo che parli di televisione, spesso voglio dire, in questi termini è negativo, perché non c’è nulla di più noioso di chi denuncia la noia in televisione. Quindi è già una cosa che non andrebbe fatta: in qualche modo perché tu sei quello che dici, quindi indipendentemente, come dicevo, dall’oggetto. Dunque dovrebbero più ammirare una Yespica silente sulla spiaggia che non una persona che tronfia di libri in un salotto ben azzimato. Questo è l’indice che bisogna cercare. Come dicevo prima: è sempre il tentativo comunque di andare a cercare l’abilità. Quello che passa e che è immagine a livello televisivo sostanzialmente diventa qualità se tu hai la capacità di renderlo tale. Non devi nasconderti dietro qualcos’altro. Quindi chi va a cercare la cultura, in qualche modo va a cercare qualcosa che potrebbe non trovare già di partenza. Che vada a cercare comunque l’abilità. Se trova il talento, lì potrà cercarlo anche nel suo stesso intimo e nella sua vita privata». Esemplare. Eppure la Leofreddi è rimasta interdetta, mormorando: «Secondo il ragionamento di Rostagno, se posso averlo afferrato nella sua completezza...» e ha ceduto affranta il microfono.

Qualcuno, magari il suo portinaio, l’indomani deve aver espresso qualche dubbio a Rostagno, se questi intervenendo giovedì in seconda (o terza?) serata all’Incudine di Italia 1, dove, guarda caso, si parlava di tv trash, è stato decisamente lapidario: «Se io sublimo la merda sono bravo». Stavolta avranno capito tutti?

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