Rottura Annunziata: Lucia sbatte la porta alle «mafie» di Raitre

RomaAnche Lucia Annunziata saluta la Rai. Lo ha reso noto ieri la stessa giornalista ed ex presidente Rai, che ha badato bene a non lasciare alcuno spiraglio a una possibile riconciliazione. «Ho presentato questa mattina le mie dimissioni al direttore generale Lorenza Lei - spiega la Annunziata -. Il dg mi ha chiesto se poteva trovare altre strade. Ho detto no, le mie dimissioni sono definitive».
Giunge così a conclusione una faida tra la conduttrice di In mezz’ora, in onda da sette anni al pomeriggio della domenica, e il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini, che dimostra come anche la rete considerata dalla sinistra portabandiera della libertà di informazione sia tutt’altro che un’isola felice. Tutto ha inizio lunedì 20 giugno, quando nel corso della presentazione dei palinsesti Rai all’auditorium Parco della Musica di Roma il programma dell’Annunziata «salta» nella brochure ufficiale di Rai Tre a causa, spiegherà lo stesso Ruffini, di un banale refuso. In Mezz’Ora, precisa Ruffini, si farà, anzi ampliato e migliorato. Sarà. Ma la Annunziata, personaggio coerente e permaloso, non prende bene uno sgarbo che secondo lei non è del tutto casuale. E oltre a lasciare indignata il Parco della Musica (scena per lei abituale: la ricordate ad Anno Zero celebrare la liturgia della fuga in diretta?), il giorno dopo si toglie lo sfizio di rilasciare un’intervistina al curaro al Messaggero.
Nella chiacchierata con il giornalista del foglio romano, Annunziata gioca a fare il Calimero di Rai Tre: «Il mio programma va in onda da sette anni. E da sette anni è sistemato lì senza attenzioni», si lagna. E quando il giornalista le fa notare che le è stato comunque affidato un programma serale sul potere, lei ha da lamentarsi anche su quello: «Un programma bellissimo e invece gestito come un fondo di magazzino. La differenza con altre trasmissioni, con altri conduttori è evidente. Nei palinsesti e, ultima goccia, nella brochure». Fin qui il cahier de doléance di chi si sente sottovalutato, e ci può anche stare. Poi arriva l’artiglieria pesante. «Anche nel rapporto tra sinistra e televisione - considera - in specie su Rai Tre, ci sono cose che proprio non vanno». Ovvero «le stesse che vengono rimproverate al centrodestra. Piccole mafie, rapporti non chiari, privilegi attribuiti non secondo il merito».
Apriti cielo. Le parole «piccole mafie» naturalmente non piacciono a Ruffini. Che replica parlando di «grande stupidata» e poi non troppo convinto blandisce l’accusatrice: «Lucia sa benissimo che il suo programma è in palinsesto, al suo programma voglio bene perché ha dati prestigio alla rete». Ma in realtà quello di Ruffini è un bluff: per lui l’Annunziata, dicendo quelle cose al Messaggero, è come fosse andata dall’avvocato per iniziare le pratiche di divorzio. Il direttore dell’ex TeleKabul lunedì 27, nel corso della riunione del comitato editoriale, il direttorio che prevede la partecipazione dei direttori delle tre reti e del vicedirettore generale responsabile dei palinsesti, prende atto pubblicamente della rottura, parlando di «polemica unilaterale e di affermazioni offensive che si commentano da sole». Ma Ruffini fa di più e chiede lo spostamento di rete del programma dell’Annunziata. La rete candidata pare essere Rai Due.

Per la giornalista è la goccia che fa traboccare il vaso e arriva il divorzio annunciato, malgrado il tentativo del dg Lei di farle cambiare idea e malgrado il tentativo di rimettere insieme i cocci di Paolo Garimberti, presidente della Rai, che da Helsinki chiama i due litiganti trovando però nella giornalista una assoluta indisponibilità a fare marcia indietro. Insomma, cronaca di una rottura Annunziata.

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