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Roubaix col passaggio a livello E Cancellara va come un treno

Lo svizzero vince sul pavè, ma gli inseguitori si devono fermare. E chi passa sotto le sbarre è squalificato

Pier Augusto Stagi

Un treno di nome Fabian Cancellara è filato via tranquillo e spavaldo, come se le pietre della Roubaix fossero state asfaltate di nuovo; un treno ha fermato la corsa già compromessa e segnata di Tom Boonen, quando al traguardo mancavano solo 10 chilometri, e il distacco dallo svizzero volante era già di quasi un minuto. Del treno fanno finta di nulla tre temerari: Gussev, Van Petegem e Hoste, che sono ad una trentina di secondi da Cancellara: se ne fanno un baffo delle sbarre abbassate e filano via. Per questo, alla fine, i giudici li squalificheranno. Per regolamento il passaggio di un treno è un imprevisto tecnico, come una foratura o una caduta. Quindi, ci si ferma.
Cancellara, che come un treno è andato per davvero, tanto da anticipare anche l'orario del suo passaggio, si gode la vittoria a pieni polmoni. Boonen medica la sonora sconfitta con un secondo posto a tavolino, così come il nostro Alessandro Ballan, terzo, gongola per un podio che potrà raccontare a Stella, la sua piccola bimba.
Questa Roubaix sarà ricordata per questa ennesima follia. Il passaggio di un treno in piena gara. Sembra di essere tornati agli inizi del secolo scorso, quando i «giganti della strada» le pensavano tutte pur di accorciare l'«inferno» e le loro pene. Il treno alcuni lo prendevano per davvero. Il ciclismo è pieno di treni e passaggi a livello abbassati; di soste non programmate; di frecce spostate o segnalazioni sbagliate. È del '49 la vittoria di Serse Coppi, fratello di Fausto, che una Roubaix la vince proprio per una segnalazione errata che manda fuorigioco Mahé, Moujica e Leenen. In un secondo tempo la Federazione internazionale affiancherà al nome di Serse Coppi quello di Mahé che molto probabilmente, quella corsa, senza errore l'avrebbe vinta.
La vittoria di Fabian Cancellara è però di quelle vere: è stato lui il più forte. Più forte del treno e dei giudici bradipi ancora in letargo. I pasticci sono successi alle sue spalle, dove si stava giocando la corsa per il piazzamento. Storie di Roubaix: mentre Fabian Cancellara andava come un treno verso la vittoria, un treno sanciva la definitiva sconfitta di Tom Boonen e dei suoi compagni di avventura Flecha e Ballan. Storie di una Roubaix che ha cominciato a scrivere la sua cronaca alla Foresta di Aremberg, tornata finalmente ad impreziosire la corsa come una pepita d'oro: nella Foresta è finita l’avventura dei quattro fuggitivi di giornata (Postuma, Portal, Konyshev e Schreck), nella Foresta è partita l’azione di un gruppetto comprendente tutti i migliori e i favoriti, ad eccezione di Zabel e Pozzato.
Tutti contro Tom Boonen, nella Roubaix delle cose mai viste: il manubrio di George Hincapie che si spezza e lui che piroetta nell'aria finendo giù, pesante a bordo strada; rotto e malconcio: dentro e fuori. Ma incredibile è stata soprattutto l’impresa di Fabian Cancellara, svizzero con origini lucane, brillantissimo protagonista di un’impresa storica: prima di lui un solo svizzero aveva dominato il pavé: Henri Sutter nel 1923. Cancellara ha corso da solo, senza un compagno di squadra al suo fianco, proprio come Boonen, che ha dimostrato di non essere ancora un Merckx. Lì, ben messo e protetto, poteva giocare di rimessa, ma si è spento come una candela senza ossigeno. Cancellara sferra il suo attacco nel tratto di pavé numero 5: eccezionale lo svizzero che poi divora il Carrefour de l’Arbre scavando un baratro tra sé e gli avversari. «Ho fatto un numero incredibile, non ci credo ancora - dice Cancellara a caldo -. È una gioia straordinaria, credo che sia la giornata più bella della mia carriera. Volevo questa vittoria e sono felice di essere arrivato da solo in questo velodromo. Avevo detto di voler vincere, ci sono riuscito. Quando ho visto Boonen un paio di volte con la bocca aperta ho deciso di attaccare e di provarci a tutta».
Felice Alessandro Ballan: «Sono stato un po’ sfortunato, perché nel finale sono caduto e ho picchiato il fianco. Aspettavamo Boonen, ma lui nel finale non andava come ci si attendeva.

Peccato, ma sono convinto di aver disputato un’ottima Roubaix».

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