One-girl-show. Irrefrenabile Miss Ruby Rubacuori. Che piange, smentisce, annuisce, dichiara e confessa. Che fa clamoroso e pubblico outing: «I miei zii paterni mi hanno violentata quando avevo nove anni. Credevo che papà mi avrebbe protetto ma non glielho mai detto così ogni tanto mi picchiava. Mia madre, unignorante, mi disse che se ne avessi parlato la mia famiglia sarebbe stata rovinata, che saremmo dovuti tornare in Marocco. Per lei era meglio che io avessi un padre bastardo piuttosto di niente, per me era meglio non avere nessuno piuttosto che un padre bastardo. Così a 12 anni i miei genitori mi hanno buttato fuori di casa». Pausa, lacrime, singhiozzi e ripresa tutta dun fiato: «Ho resistito in silenzio fino un mese fa quando ho avuto il coraggio di parlarne con il mio fidanzato. Lunica persona che mi ha accettato dopo tutto questo».
One-girl-show, orchestrato ad arte dallammiccante professionalità di un nocchiero di lungo corso come Alfonso Signorini che lha accolta a Kalispera nel confessionale di casa per unintervista a cuore, pardon a rubacuore, aperto. Restiamo per un attimo ancora sulla sua ultima rivelazione choc: quella storiaccia consumatasi in famiglia: «Dopo la violenza ho cercato di crearmi una esistenza parallela. Ai miei compagni di scuola raccontavo di avere dei genitori stupendi. Non ho mai invidiato la bellezza o la ricchezza delle altre ragazze, ma il fatto che avessero due genitori che volevano loro bene, quello sì. Alle elementari ho seguito catechismo di nascosto, con laiuto delle maestre. Poi a 12 anni mi è venuta voglia di cambiare religione lho detto a mio padre e lui mi ha gettato addosso una padella con dellolio bollente».
Senza esitazione ecco che Ruby mostra i segni che ancora porta sulla testa e su una spalla. La violenza inaudita e intollerabile, le lacrime, le ferite di un passato che questa ragazza non potrà mai dimenticare lasciano senza parole. Ma è il presente di Karima El Mahroug, alias Ruby, che la gente vuole rivedere e riascoltare con lei alla moviola, perché quel presente si chiama Silvio B. e sono in tanti ad aspettare che proprio a Kalispera cali la ghigliottina sulla testa del premier. Ma Karima racconta una verità che certo non avrà fatto piacere a tanti avvoltoi: «Il 14 febbraio a casa di Berlusconi ci fu una cena normale come in un qualsiasi casa. Mi ero lasciata da poco con un ragazzo. Una mia amica mi propose di andare con lei, io pensai che fosse una delle solite cene dove ti invitano per fare immagine e non le ho chiesto niente. Mi sono vestita elegante, con un tailleur grigio e siamo andate in taxi davanti a questa villa gigante. Lì ho saputo che era la casa del presidente e allinizio ero in preda allo sgomento perché pensavo che fino a qualche tempo prima dormivo su una panchina. Presentandomi a Berlusconi gli ho solo detto: piacere Ruby, ho 24 anni e sono egiziana. La mia amica gli aveva detto che ero una giovane in difficoltà, e lui ha cominciato a farmi domande e ad ascoltarmi. Gli ho raccontato tutto tranne la mia vera nazionalità, il mio vero nome e letà. Il presidente era simpatico, cordiale raccontava barzellette, Apicella cantava. Cerano altre ragazze ed Emilio Fede, ma io me ne sono andata non appena finita la cena. Ho detto che ero stanca e poi in quel periodo facevo la cameriera a Lo Schienale. Allora lui mi ha chiamato nel suo studio e mi ha dato una busta dicendomi che era stato contento di conoscere una persona come me. Dentro cerano 7mila euro. Io allepoca guadagnavo 700 euro al mese, per me quella era una cifra enorme. Anche per questo gli sarò riconoscente a vita perché mai nessuno mi ha dato qualcosa senza un tornaconto e lui non ha mi mai toccato con un dito».
E a proposito di soldi Ruby dice: «Io non ho mai detto di aver chiesto 5 milioni a Silvio Berlusconi in cambio del silenzio. Non vorrei mettere in discussione quello che dicono i pm ma è dal primo novembre che aspetto che mi chiamino per raccontare la mia versione. Così come non ho mai fatto la prostituta. Ho provato a farlo solo una volta ma non ci sono riuscita, aveva ragione mia mamma quando mi diceva un detto: Puttane si nasce, non si diventa. Non è neanche vero che sono stata tre sere di fila a casa Berlusconi, dal 24 al 26 aprile scorso, come invece sostengono i magistrati milanesi che hanno controllato il mio cellulare. Io il cellulare ce lho avuto, ce lho adesso ma allora non lavevo. Lho detto e lo ripeto: non sono qui per difendere nessuno, io difendo me stessa.
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