nostro inviato a St.Etienne
L'appuntamento con la storia è rinviato. I quarti di finale del mondiale restano un miraggio per un'Italia del rugby che era partita per la Francia con tante ambizioni ed è tornata ridimensionata dai risultati, ma purtroppo anche nel gioco. Un'Italia sfuggita di mano al suo pilota, quel Pierre Berbizier che ieri sera ha salutato tutti dopo il ko con la Scozia ed ha lasciato il rugby italiano al suo destino. La Scozia, che ci aveva spesso accompagnato verso i nostri traguardi più significativi, dalla prima vittoria nel sei Nazioni alla prima lontano dal Flaminio, poco più di sei mesi fa, questa volta ci ha chiuso le porte in faccia, anche se per soli due punti. Eppure gli highlanders visti ieri a St.Etienne non sembravano una montagna troppo alta da scalare per una nazionale che non ha cercato fino in fondo, se non il gioco, almeno le energie necessarie per il colpo di coda. E brucia soprattutto il fatto di uscire dal mondiale in una partita in cui non abbiamo subito nemmeno una meta, segnandone una. Un mondiale nato male, con la batosta subita dagli All Blacks, proseguito peggio con le sofferenze patite per battere romeni e portoghesi, non esattamente il top di questo sport, e finito purtroppo con la resa dei conti davanti agli scozzesi che salvano la faccia al rugby britannico nel giorno del crollo del Galles contro Figi.
Si parte sotto l'acqua, clima da Sei Nazioni più che da mondiale settembrino. La parola d'ordine è non fornire munizioni al piede caldissimo di Chris Patterson, l'ala scozzese che sembra un cecchino. E invece in quattro minuti gli azzurri, messi subito sulla difensiva dalla partenza a testa alta dei britannici, offrono due calci piazzati al numero 11 che diventano subito un 6-0 per gli highlanders. L'Italia sembra essere ancora negli spogliatoi. Un intercetto scozzese nella loro area, ma soprattutto un fallo di Mauro Bergamasco, dopo una palla persa in scivolata da Troncon mettono i brividi a Berbizier con gli azzurri che vanno in inferiorità numerica all'8' per l'espulsione temporanea del nostro flanker.
Paradossalmente però è proprio quando si trova con l'uomo in meno che si vede l'Italia migliore. Troncon riorganizza i suoi e al 12' da un calcio di Pez nell'area scozzese nasce il rimbalzo giusto: ci arriva l'altro Bergamasco, scozzesi travolti, finisce a terra persino l'arbitro, palla allo stesso Troncon ed è meta, l'unica del primo tempo che premia proprio gli azzurri.
Sulle ali della meta, trasformata da Bortolussi, gli azzurri si fanno coraggio, la Scozia si sgonfia e offre una punizione ai nostri, messa dentro ancora da metà campo con grande precisione da Bortolussi. È il momento migliore dei nostri che avrebbero anche l'occasione per allungare, ma l'estremo fallisce il secondo piazzato a sua disposizione. La Scozia reagisce, ma non fa paura. Si gioca poco e soprattutto si apre poco: la partita vale troppo, per noi, ma soprattutto per loro che devono salvare l'onore del rugby britannico messo in croce in questo mondiale. Ma pur senza trovare la meta, la squadra del cardo trova di nuovo il vantaggio: le basta aspettare i soliti falli e falletti degli azzurri che riconsegnano le munizioni a Paterson. Due calci e via, si va al riposo sul 12-10 per loro.
La ripresa si apre con lo stesso tema: gioco brutto, errori, palle vaganti da tutte le parti. Anche se forse delle due squadre quella che tenta qualcosa di più è l'Italia. Tenta, ma continua a cadere in fallo e Paterson, infallibile, allunga: si va sul 18-10 per la Scozia e bisogna inventare qualcosa. Finché Hines stende brutalmente Masi e l'arbitro lo manda a meditare per 10 minuti con il cartellino giallo. Minuti che costano caro alla Scozia, perché Bortolussi sfrutta due punizioni e accorcia (18-16).
Si gioca sul filo dell'equilibrio. Si gioca per modo di dire: svarioni, scorrettezze, qualche fischio dalle tribune. In touche comanda la Scozia, in mischia pesiamo più noi. A 5' dalla fine Bortolussi ha a disposizione, ma da lontano, il calcio del sorpasso. Dellapè lo abbraccia per fargli coraggio, ma il nostro estremo non centra i pali. Si resta inchiodati a due punti dal muro scozzese.
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