Vengono resi i noti i dati delle conseguenze della stagione di fuoco che ha messo a dura prova la Russia e fanno davvero impressione. L'estate torrida senza precedenti - accompagnata dalle emissioni di monossido di carbonio prodotte dagli incendi nelle torbiere - ha ucciso a Mosca 11.000 persone. La protezione civile parla inoltre di un aumento del 60% in luglio-agosto dei decessi nella capitale russa.
Ormai è uso dire a Mosca «dopo quest'estate, non ci spaventa più nulla». E di un aumento dei morti in città si era iniziato a parlare già dalla fine di giugno. Inizialmente la prima ondata era dovuta a imprudenze compiute da improvvisati bagnanti che cercavano - spesso ubriachi - refrigerio nei bacini d'acqua e nelle fontane. Dalla seconda metà di luglio tuttavia il fenomeno preponderante era l'aria irrespirabile e le temperature torride alle quali la popolazione non è abituata.
L'allarme da settembre sembra sospeso. Tuttora però le autorità non si pronunciano sulle reali conseguenze della permanenza nell'aria delle emissioni e proprio in questo mese si è registrato un incremento delle malattie alle vie respiratorie e cardiovascolari.
Nel mese di agosto, sono stati 15.016 i decessi, 8905 in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. A tale cifra vanno aggiunti i 4.824 morti in eccesso di luglio.
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