Politica

Rutelli ballerino sulla «city tax»

La tassa di soggiorno per i turisti nelle città d’arte? È buona o cattiva, a fisarmonica. Anche per la stessa persona. L’incarnazione del giudizio ondivago sulla «city tax» è il leader di Alleanza per l’Italia Francesco Rutelli. Come ha ricordato ieri Italia Oggi l’ex sindaco di Roma, quando a proporre il provvedimento nel 2006 era il governo Prodi, della tassa di soggiorno diceva meraviglie: «La city tax la vogliono i comuni ad alta densità di frequentazione turistica – pontificava – in particolare Venezia, Firenze e Roma, per migliorare l’offerta dei servizi». Oggi invece il pollice verso nei confronti del provvedimento sembra inappellabile: «È una stupidaggine e va eliminata dalla manovra Tremonti. È sbagliato imporla in un momento di crisi economica ed è assurdo proporla in un solo comune – Roma – perché questo creerebbe uno svantaggio competitivo suicida». A quale dei due Rutelli dare ragione? Magari a entrambi. O forse a nessuno.

In fondo, un giudizio così ballerino non va preso troppo sul serio.

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