Roma

S. Cecilia Belcanto a ritmo di jazz con Danilo Rea

Impensabile, solo alcuni anni fa, che un pianista, di ambito jazz, aprisse un festival «classico», per di più dedicato al «belcanto» e nella più antica istituzione musicale del nostro paese, l’Accademia di Santa Cecilia. Oggi non è più così, se proprio l’Accademia ceciliana invita un pianista jazz, di quelli puri, com’è da considerarsi Danilo Rea, che non ha mai avuto tentennamenti nel corso della carriera, né nostalgia verso la classica, appresa e praticata durante gli studi normali al Conservatorio di Roma, e che si è da sempre votato all’improvvisazione, per inclinazione e per scelta, come ci conferma.
«Non avrei mai potuto fare il concertista classico - ci dice Danilo Rea - perché non ho il sangue freddo necessario ed il controllo dell’emotività. L'improvvisazione è la mia seconda natura, ed è tanto vero che mi consideri più improvvisatore che jazzista».
A dispetto dei suoi studi pianistici regolari…
«E nonostante l’incoraggiamento costante a proseguire su quella strada, e la stima della mia insegnante di pianoforte, Giuliana Vallazza, che ha allevato generazioni di pianisti che ha poi seguito anche nella carriera. Beh, io sono andato da Lei anche quando ho voluto aprire questo nuovo filone, quello dell’improvvisazione applicata al melodramma. Ho suonato per Lei e alla fine mi ha detto: tieni comunque presente sempre la musica, tu devi innanzitutto fare musica, stile e formula vengono dopo».
Non è la prima volta di Rea melodrammatico.
«Ho iniziato il mio avvicinamento al melodramma lavorando su Mascagni, Bizet e Puccini, la cui musica sembra più predisposta all’improvvisazione. Se non vado errato la sua musica è di quelle che ha ispirato tanti jazzisti d’oltreoceano e ha regnato sovrana ad Hollywood».
Dall’800 in avanti il melodramma travasò melodie indimenticabili , portandole fuori dai teatri.
«Il melodramma è un miniera inesauribile di tesori; occorre solo fare attenzione a non recargli danno».
Come sceglie autori e brani?
«La fonte deve procurarmi una grande emozione. Se non mi procura emozione, cambio. C’è solo l’imbarazzo della scelta».
Accostarsi al repertorio belcantistico comporta qualche particolare problema per un improvvisatore?
«Molti problemi. Che ho risolto tornando alle origini dell’improvvisazione jazz quando lo spunto agli improvvisatori l’offrivano le melodie».
Questa sera ore 21.

Sala Santa Cecilia. Info: 06 8082058

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