Sì definitivo alla riforma che rilancia l’arbitrato

All’indomani dell’intesa sul nuovo patto di stabilità europeo, arriva la bocciatura della Bce. «La riforma è molto al di sotto delle attese - commenta il capo economista della Banca centrale, il tedesco Jürgen Stark - e delle proposte della Commissione, che prevedevano il rafforzamento degli automatismi delle sanzioni». Fino all’ultimo il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha sostenuto la linea dura; mentre nella riunione di lunedì è passata quella più flessibile, sia sulle sanzioni che sul percorso di riduzione dei debiti pubblici. Molto insoddisfatta anche la Commissione, che proponeva criteri più rigidi.
Ma come cambia il patto dopo l’accordo di lunedì? Premesso che il testo definitivo arriverà dopo l’approvazione dei ventisette capi di Stato e di governo, e che le regole entreranno in vigore a metà 2011, ecco i punti principali.
1) Debito pubblico. La procedura di infrazione per i Paesi con debito eccessivo scatta anche se il deficit annuale è sotto il 3%. Sarà necessario fissare un «chiaro criterio quantitativo» di riduzione del debito (almeno lo 0,5% l’anno in rapporto al pil).
2) Debito privato. Rientra tra i fattori «rilevanti» su cui si basa la sorveglianza sulle politiche economiche dei Paesi membri, e avrà anche un «peso limitato», dicono a Bruxelles, sul calcolo della riduzione del debito pubblico. Secondo una fumosissima spiegazione del commissario Olli Rehn, «si tiene conto del debito privato nella misura in cui incide sul debito pubblico»;
3) Sanzioni. Scatteranno, ma in maniera non automatica, per i Paesi in deficit o debito eccessivo. Il Paese sotto esame ha sei mesi di tempo per cambiare rotta, altrimenti partiranno le multe da versare in un deposito bancario infruttifero (la Commissione propone lo 0,2% del Pil);
4) Fondo di salvataggio. Il fondo triennale deciso per affrontare il caso Grecia diventerà permanente, ma a questo fine sarà necessario modificare i trattati Ue.
I primi effetti italiani dell’accordo sul nuovo patto potrebbero spuntare già oggi, nella prima riunione tra il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e le parti sociali sulla riforma fiscale. Nel disegnare la riforma sarà necessario tener conto delle indicazioni di Lussemburgo. Sul tavolo molta carne al fuoco, dal quoziente familiare in giù.
Scottata dalla crisi finanziaria ed economica, l’Europa ritorna dunque a una politica moderatamente dirigista. Il nuovo patto di stabilità, pur più flessibile rispetto alle indicazioni della vigilia, prevede una sorveglianza rafforzata dell’Europa sulle politiche di bilancio nazionali. Una rotta che non piace al governo conservatore britannico: Londra fa sapere che, al prossimo Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, dirà «no» a ogni modifica dei trattati che comporti un trasferimento di poteri a Bruxelles.
I ministri finanziari riuniti nell’Ecofin raggiungono anche un accordo unanime sulle nuove regole per gli hedge fund, fondi altamente speculativi che operano in Europa. La nuova legislazione prevede una registrazione sulla base di principi di trasparenza e una sorta di «passaporto» europeo per i fondi dei Paesi terzi.

«Tali fondi - spiega il commissario al Mercato interno, Michel Barnier - dovranno meritare il passaporto fornendo le necessarie garanzie sulla gestione del rischio». Superate dunque le resistenze della Gran Bretagna, che ospita l’80% dei fondi speculativi. La Commissione ha anche proposto un’«Iva europea» separata per finanziare il bilancio comunitario.

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