Sì dell'Eurogruppo Ma la Grecia paga gli aiuti a caro prezzo

L’Eurogruppo dà l'ok al salvataggio da 130 miliardi. Atene commissariata: presidio permanente della troika, prestito spalmato su due anni e fondo riservato ai debiti

Sì dell'Eurogruppo  Ma la Grecia paga  gli aiuti a caro prezzo

C’è sempre un prezzo da pagare, e quello imposto alla Grecia per il suo salvataggio è decisamente alto. Forse troppo. Il vertice dell’Eurogruppo, una maratona negoziale con pochi precedenti per lunghezza, conclusasi all’alba di martedì dopo 12 ore di colloqui, partorisce un accordo che impone ad Atene un destino di rigore fiscale, difficilmente coniugabile con la recessione che da anni morde il Paese, assoggettandola al contempo a un ferreo controllo extra-nazionale. Insomma: addio alla sovranità. Già, perchè da ieri la Grecia si è sì allontanata dal binario morto della bancarotta, ma in cambio degli aiuti per 130 miliardi di euro è di fatto commissariata. Prova ne è la decisione di lasciare la troika di Ue-Bce-Fmi in pianta stabile nella capitale ellenica fino a quando sarà necessario, allo scopo di verificare i progressi compiuti nel programma di tagli e riforme.

Per senso di responsabilità, o più semplicemente perché la scadenza ormai troppo ravvicinata del 20 marzo, quando scadranno sirtaki-bond per 14,5 miliardi, non lasciava altre vie di uscita pena il default, il premier ellenico Lucas Papademos ha finito per accettare il «prendere o lasciare» intimato dai falchi della tripla A. Ovvero, Germania, Finlandia e soprattutto Olanda, la più decisa a chiedere - e a ottenere - la trasformazione delle missioni della troika da periodiche (ogni trimestre) a permanenti. Inevitabile: anni di alchimie contabili, uniti alle più recenti e continue esitazioni a implementare le riforme, hanno scavato un solco profondo sul livello di fiducia nei confronti della Grecia.

Già lunedì pomeriggio Papademos era stato costretto a cedere di fronte alla richiesta di istituire un conto bloccato, sempre monitorato dalla troika, in cui saranno versati i fondi necessari per rimborsare i titoli in scadenza ed evitare così insolvenze sulle future emissioni. Atene si è anche impegnata a inserire nella Costituzione una norma con cui si stabilisce la priorità dei pagamenti sulle scadenze del debito. Non solo. L’Eurogruppo ha preso ulteriori contromisure per cautelarsi dal possibile mancato rispetto degli impegni da parte del nuovo governo che uscirà in aprile dal voto anticipato: gli aiuti verranno spalmati sull’arco di un paio di anni, fino al 2014.

Quanto alle cifre in ballo, i 130 miliardi saranno distribuiti tramite il fondo salva-Stati Efsf. Una questione rimasta ancora aperta riguarda lo sforzo finanziario del Fmi. Il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha parlato di 13 miliardi («ma vorremmo di più»), mentre la numero uno del Fondo Christine Lagarde è rimasta abbottonata. Decisione rimandata a marzo. All’origine della riunione-fiume dei ministri finanziari sembra esserci stato il rimaneggiamento subìto dall’intesa con le banche, che nella stesura finale prevede un taglio nominale del 53,5% sui titoli in portafoglio (oltre il 70% sul valore reale), che saranno scambiati il 12 marzo con bond a più lunga scadenza con una cedola del 3% fino al 2014, del 3,75% fino al 2020 e del 4,3% dopo il 2020. Il debito ellenico verrà abbattuto di 107 miliardi, e ciò contribuirà a riportare nel 2020 il rapporto debito-Pil al 120,5%. Anche la Bce ha poi deciso di dare una mano. L’Eurotower distribuirà alle banche centrali nazionali i profitti sui bond greci nel suo portafoglio; a loro volta le banche centrali li verseranno agli Stati dell’euro zona, che hanno acconsentito ad abbassare in modo retroattivo gli interessi sui prestiti concessi ad Atene nel 2010 (110 miliardi). Questa mossa permetterà di ottenere 1,4 miliardi che andranno a tagliare il debito ellenico del 2,8%.

La tanto sospirata intesa non ha comunque scaldato le Borse, tutte in calo frazionale (invariata Milano)

tranne Atene (-5%). Lo spread Btp-Bund si è però raffreddato ancora, a quota 345. «Lo spread è sceso benino anche oggi (ieri, ndr)», ha osservato Mario Monti, convinto però che sulla Grecia «si poteva agire più rapidamente».

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