da Roma
«Caruso non va preso come il matto della compagnia. Certo eccede nel linguaggio rispetto agli altri, ma cè tutta una campagna dagosto in atto contro la legge Biagi». È una lettura più sottile quella di Maurizio Sacconi, ex sottosegretario al Welfare e ora senatore di Forza Italia, rispetto alla semplice condanna della dichiarazione-bomba del deputato no-global su «Treu e Biagi assassini».
Senatore Sacconi, condanna ma senza sorpresa?
«Caruso esagera perché parla ai suoi, al suo mondo, e quello è il suo linguaggio, ma ciò che ha detto non è molto peggio di quello che ha scritto Beppe Grillo nellintroduzione del suo libro. Cè un conflitto tutto interno alla maggioranza sulla legge Biagi».
Cosa cè in ballo?
«Le farneticanti affermazioni di Caruso non sono casuali: si iscrivono in una campagna dagosto che una parte della maggioranza politica ha promosso per criminalizzare Marco Biagi e la sua riforma, in vista del confronto autunnale sul protocollo del governo in materia di lavoro e pensioni. Non è un caso che stiano crescendo le iniziative della sinistra radicale per chiedere modifiche ulteriori alla legge Biagi oltre a quelle contenute nel protocollo del Welfare. Le dichiarazioni di Caruso non sono così lontane da alcuni settori della maggioranza».
Per esempio?
«Non credo alle dissociazioni che ci sono state da Caruso, perché in questi anni ho sentito lanciare parole pesanti come pietre. Penso anche a quando Prodi disse che la legge Biagi aveva bruciato unintera generazione. E anche prima ci sono state parole che hanno creato il contesto culturale nel quale Marco fu ucciso.
Ossia?
«Tutta la legge alza il livello di sicurezza per i lavoratori: introduce per i minori il contratto formativo e per tutti i nuovi lavori estende le tutela sulla sicurezza».