Un prete di origine indiana di 34 anni, Josè Biju, è stato condannato a due anni di reclusione per violenza sessuale, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. A denunciare il religioso, difeso dallavvocato Fabio DAmato, una ventunenne per un episodio accaduto il 13 gennaio scorso su un autobus della linea 64. Il processo si è celebrato ieri, con il rito direttissimo, davanti alla nona sezione collegiale del Tribunale presieduta da Roberto Mendoza; contestualmente alla condanna, il presidente della corte ha rimesso in libertà il sacerdote che, subito dopo il fatto, era stato fermato dai carabinieri e ristretto agli arresti domiciliari per decisione del gip. Ieri in aula, la ragazza ha raccontato quanto accaduto dieci giorni fa alle 17, in un orario in cui il pullman era affollato di turisti. La sua testimonianza, assieme agli accertamenti effettuati dai carabinieri, è risultata decisiva per laccusa. Il prete è salito a piazza Venezia, doveva andare a Termini per un appuntamento. «Ero appoggiata a una sbarra perché cera molta gente - ha raccontato la giovane - quando ho visto quelluomo avvicinarsi; aveva una mano in tasca. Con tutto il peso del suo corpo si è appoggiato su di me stringendomi con forza contro la sbarra. A quel punto ha mimato perfettamente un atto sessuale. Poi mi sono allontanata».
I carabinieri, che erano sul bus per un servizio anti-taccheggio, hanno notato qualcosa fermando il prete, che era in abiti borghesi, appena sceso al capolinea. Il religioso ha reagito ferendo uno dei militari lievemente; è stato quindi arrestato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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