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La saga dei Watson, tra computer e politica

Per «Time» Tom Watson Jr è tra i 100 grandi del XX secolo. Morì senza sapere dell’adozione

«È la fine di un’epoca». Non ci fu giornale americano che non traesse questa conclusione, tra lo sconsolato e il nostalgico, il 13 dicembre del 2004, quando Ibm vendette la propria divisione personal computer ai cinesi di Lenovo.
Ma a dirla tutta «Big Blue», come è universalmente soprannominata l’azienda di Armonk, stato di New York, già da tempo aveva virato il timone delle proprie strategie aziendali verso mari con maggiori potenzialità di guadagno: grandi server, soluzioni tecnologiche per le aziende. E del resto anche la famiglia Watson, che guida l’Ibm fin dalla sua nascita e l’ha resa il colosso che è, da molti anni non è più direttamente protagonista dei destini del gruppo. Thomas J. Watson Senior, creò la compagnia e la fece crescere anche negli anni della Grande Depressione, vincendo il contratto per la creazione del primo database dei lavoratori americani, e della Seconda guerra mondiale, partecipando allo sforzo bellico con la produzione di fucili, bombe e parti di motori.
Il padre di Olive Watson, Thomas J Watson Jr, non fu da meno (Time lo ha inserito nella lista dei 100 uomini più influenti del XX secolo). Sotto la sua guida la società divenne leader mondiale nel campo degli elaboratori elettronici e nel 1971 lanciò il personal computer, il primo elaboratore «domestico». Ovvero il motivo per cui oggi chiamiamo «pc» la scatola di microcircuiti senza la quale l’umanità non può più vivere. In quello stesso anno Tom Watson mollò le redini dell’azienda. Ma non sparì dalla vita pubblica. Restò nel consiglio d’amministrazione e in più, negli anni più delicati della Guerra Fredda, ricoprì la carica di ambasciatore presso l’Urss. Ancora oggi, la residenza dei Watson (una tenuta di 300 acri con eliporto e pista d’atterraggio per i Learjet di famiglia) occupa un posto speciale sull’esclusivo isolotto di New Haven, Maine. I vicini di casa si chiamano Bush, du Pont, Rockefeller.

Tom Watson morì nel 1993, a quanto pare, senza aver mai saputo della «adozione» da parte di sua figlia. «Le persone veramente grandi sono soprattutto cortesi e generose con tutti, in ogni circostanza», diceva il vecchio manager. Forse i suoi eredi hanno male interpretato quella generosità.

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