da Los Angeles
Un omaggio a Hollywood che rischia di sconfinare in una lettera d'amore a uno dei suoi divi più amati: George Clooney.
Jay Kelly è il titolo del film di Noah Baumbach che, dopo Venezia, sarà dal 5 dicembre su Netflix, ma è anche il nome del personaggio interpretato da Clooney, un attore e un essere umano in piena crisi. Sulla sessantina, famoso e ammirato, George Clooney, anzi Jey Kelly, si fa domande e per la prima volta nella vita si scopre fragile: "La mia vita non sembra reale - dice tutti i miei ricordi sono film".
L'incontro con un collega interpretato da Billy Crudup rivela alcune scomode verità e imbarca il protagonista in un viaggio di riscoperta. Cade, pian piano, la facciata che Kelly si era costruito mentendo persino a sé stesso. Si scoprono due figlie (Grace Edwards e Riley Keough) piene di rancore per il genitore sempre assente e due collaboratori (Adam Sandler e Laura Dern) altrettanto in sofferenza. Kelly ha sempre messo la sua carriera davanti a tutto e tutti. Non solo era assente alle recite delle figlie, ma ha anche costretto i suoi assistenti a rinunciare alla propria vita personale. "Molte persone mi hanno detto: È come se interpretassi te stesso, ma no, io non mi sento così dice Clooney - io non ho i rimpianti che ha Kelly. I miei figli hanno otto anni e per ora mi vogliono bene. Sono in buoni rapporti con tutte le persone con cui ho lavorato, ci rispettiamo. Ho una vita molto diversa dalla sua".
Il film inizia con una scena sul set, scena che l'attore chiede di poter girare di nuovo. Un tema che ricorrerà spesso lungo il corso del film e che evoca la seconda possibilità che il cinema prevede e che la vita invece spesso nega. "Facciamo scelte con l'idea che ci sarà un'altra occasione dice il regista - che più avanti avremo diritto a riprovare. Questo film parla del momento in cui ci rendiamo conto, in modo insieme ovvio e scioccante, che invece abbiamo un unico tentativo da giocarci. Che deve essere buona la prima, non ci saranno altri ciak".
Jay Kelly ha lo sguardo malinconico e pieno di rimpianti, ora vorrebbe essere più presente in famiglia, coltivare le amicizie. Ma è troppo tardi e lui lo sa. "Quello che mi interessava dice Clooney - era rendere Jay Kelly reale e simpatico al pubblico, nonostante il fatto che sia uno stronzo". Il pentimento tardivo e la malinconia che prova tirando le somme di una carriera costruita passando sopra la vita come un panzer, aiutano in questo compito, alla fine Jey Kelly, come George Clooney risulta simpatico.
"È un film vecchia scuola spiega l'attore un film sul cinema e su quanto gli attori non crescano mai. Tutto quello che dobbiamo fare in fondo è giocare". In inglese play significa gioco ma anche recitazione. È anche un film sulla nostalgia per il cinema del Novecento. Gli sceneggiatori - oltre a Noah Baumbach ha collaborato al copione anche Emily Mortimer che è anche nel cast nel ruolo della truccatrice di Kelly l'hanno omaggiato con omaggi ai grandi classici, da Federico Fellini a Alfred Hitchcock, ma anche con scene tratte da film interpretati in passato dallo stesso Clooney. "Ho scritto il film pensando a lui e solo a lui dice Baumbach perché con il suo volto riesce ad essere una star di qualsiasi epoca".
Il viaggio alla riscoperta di sé stesso porterà Jay Kelly in uno dei luoghi al mondo preferiti da Clooney, l'Italia, dove incontrerà Alba Rohrwacher, Federico Scribani, Gianni Calchetti e
Giovanni Esposito. A proposito: le notizie sulla vendita della villa sul lago di Como sono totalmente infondate. "L'ho scoperto anche io, leggendolo sul giornale, che avrei venduto la villa per 107 milioni. Niente vero".