Sala (forse) ha i numeri per lo stadio. Ma Dalla Chiesa denuncia i rischi

Fumagalli in consiglio potrebbe votare "sì" e poi dimettersi da capogruppo della Lista Sala. Il faro acceso dal Comitato legalità. E i club hanno 20 milioni di debiti per lavori non effettuati

Sala (forse) ha i numeri per lo stadio. Ma Dalla Chiesa denuncia i rischi
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La conta in aula si farà al novantesimo, perché con i mal di pancia che hanno accompagnato la delibera sulla vendita di San Siro che approda oggi in Consiglio - ma l'approvazione slitterà al 99% a lunedì, in seconda convocazione con un quorum di 15 consiglieri invece di 25 - non sono escluse giravolte o assenze "strategiche". Il sindaco Beppe Sala ha incontrato ieri i componenti della sua lista. Tra gli indecisissimi, tendenti al no (almeno fino ai giorni scorsi) c'era il capogruppo Marco Fumagalli. Ancora in Commissione ieri ha contestato il progetto: "Non ho trovato nemmeno i calcoli del danno ambientale. Le 410mila tonnellate di CO2 prodotte dalla demolizione del Meazza corrispondono a un danno importante che si traduce in calore, possono condizionare la salute dei cittadini". Sala e Pd hanno fatto opera di moral suasion e Fumagalli esclude comunque astensione o uscita dall'aula, "il mio sarà voto netto", sì o no, e riconosce di essere "il capogruppo di una lista che porta il nome di Sala e deve votare compatta". Se voterà si, come sembra per senso di responsabilità politica, poi potrebbe dimettersi da capogruppo e passare al misto. Il "fronte del no" confida che al momento del "gong" Fumagalli voterà "secondo coscienza". Si vedrà. Oggi i no certi sono 7: i 3 dei Verdi, i Pd Giungi, Pantaleo e Turco e Fedrighini del gruppo misto. Dovrebbe passare dagli indecisi ai favorevoli Monica Romano che attendeva la linea dalla direzione Pd che si è riunita ieri sera e ha dato parere favorevole ma spingendo suregia politica, rispetto dei paletti fissati dall'aula , sull'uso dei fondi sarà depositato un odg. Se tutto andasse secondo i piani e le dichiarazioni, Sala potrebbe avere i 25 voti di maggioranza che servono per far passare l'operazione. Ma il condizionale è d'obbligo. Nessun "aiutino" dal centrodestra. Il coordinamento di Forza Italia ha dettato la linea: "Ribadendo l'importanza della riqualificazione dell'area e di uno stadio moderno, questa delibera è inaccettabile. Ci confronteremo con gli alleati per avere una posizione compatta". Oggi il centrodestra dovrebbe uscire dall'aula per verificare il numero legale e contare i dissidenti. Se effettivamente ci sono, voterà no. Sempre che la seduta si possa aprire visto che ieri l'opposizione ha fatto mancare il numero legale per licenziare la delibera.

E alla vigilia arriva la relazione-batosta del Comitato Legalità presieduta da Nando Dalla Chiesa. Rileva "criticità che saranno approfondite nel prosieguo". Sulla possibilità di individuare il "titolare effettivo" dei club e quindi la catena di controllo, la relazione del consulente legale Toffoletto "va sviluppata". L'eventuale mancata comunicazione del titolare effettivo comporta la segnalazione dell'operazione come sospetta o a rischio riciclaggio". Inoltre, è stata introdotta la clausola "earn out", anti speculazione, ma "il cambio dei titolari effettivi potrebbe consentire agli investitori finali", per la parte di aree commerciali, "di trasferire il controllo del 25% delle azioni senza alcun riconoscimento alla città". Nella delibera poi non sono previsti obblighi di utilizzo di ditte iscritte nella "white list" e "non è stata recepita nè c'è traccia" dell'obbligo di comunicare le forme di finanziamento" come proposto.

La vicesindaco Anna Scavuzzo ha confermato infine che Milan e Inter hanno un debito di 20 milioni per lavori straordinari non eseguiti neegli ultimi 5 anni sul Meazza, non hanno rispettato in pieno la convenzione col Comune. La cifra esatta deve essere quantificata ma assicura: "I debiti saranno saldati prima del rogito".

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