Sale la protesta nei carruggi: «Qui la vita ora è un inferno»

Artigiani e commercianti del centro storico protestano per il lassismo delle autorità nei riguardi di prostitute e balordi

Antonio Bovetti

«Carmen, Maria Dolores e questa Lulù che non si capisce chi sia. Non ne possiamo più! Qui, appoggiate ai muri, ci sono prostitute, a volte anche minorenni. Tra loro circola “brutta gente”». La protesta degli artigiani del centro storico è pesante e disperata. E così, a patto che non si facciano nomi («Noi qui ci dobbiamo vivere e lavorare»), aprono il libro delle lagnanze. «In questi carruggi lavoriamo onestamente - puntualizza un artigiano inviperito - se appoggiamo ai muri della strada una tavola appena pitturata, un cartone per imballo o il collega ristoratore appende un cartello con il menu del giorno, prendiamo una multa che ci fa passare l'appetito! Nessuno dice nulla a spacciatori, prostitute e balordi: per quale motivo possono fare tutto quello che vogliono? Perché vigili e forze dell'ordine applicano le leggi e i regolamenti solo con noi?».
A protestare sono soprattutto artigiani e commercianti che operano in quell'intreccio di vicoli tra via della Maddalena, vico del Ferro superiore e inferiore, via dei Macelli di Sozilia. Sono lamentele dette sottovoce, bisbigliate, che vogliono rigorosamente rimanere nell'anonimato. «Non abbiamo bisogno di ulteriori grane con i vigili e la finanza, ma siamo disgustati per le ingiustizie che dobbiamo subire! - spiegano - Tutti si lamentano per la sporcizia con cui devono convivere. I bidoni della spazzatura vicino ad un negozio non facilitano certo le vendite, per strada sporcizia e degrado sono all'ordine del giorno».
Al decadimento dei vicoli va aggiunto anche l'intransigenza dei vigili urbani nell' applicare leggi e ordinamenti nei confronti degli esercenti locali. «Abbiamo difficoltà nello scarico e carico merci, perché bisogna rispettare al minuto i tempi prestabiliti - racconta un commerciante -. Se devono portarmi un pacco di merce qui in negozio a metà del pomeriggio, un distributore deve posteggiare a piazza Caricamento, ammesso, che trovi posteggio. Poi, con il carrello, deve attraversare piazza Banchi, piazza Soziglia e quindi arrivare qui. Le strade e vicoli che da piazza Fontane Marose scendono verso vico del Ferro superiore e piazzetta Luccoli, sono chiuse per ostacolare le moto. Se un handicappato vuole venire con la carrozzella qui, ha difficoltà enormi. Usando un po' il cervello e la sensibilità verso chi qui deve lavorare, si possono mettere dei cancelletti e lasciare più spazio per passare con carrelli e cartoni pesanti. Ora devo correre in piazza Fontane Marose - continua il bottegaio - dove mi aspetta un distributore, che alle 9,30 del mattino, non può posteggiare il camioncino in piazza: mi mette in braccio due cartoni e io li porto in negozio e guai se perdo le bolle di accompagnamento. A queste donne qui, le bolle di accompagnamento con i loro amichetti, non le chiede nessuno! Perché tutto è concesso e tollerato!? La tolleranza va applicata a chi ha voglia di lavorare onestamente e paga le imposte, a queste prostitute nessuno gli va a controllare la cartella delle tasse!».
Ma perché tanta rabbia contro queste donne? Per capire come stanno le cose, interpelliamo un esercente che interviene nella chiacchierata. «I nostri clienti scappano con queste “donnine”, per usare una parola garbata. In via della Maddalena “il casotto” c'è sempre stato, me lo diceva già mio padre nato nei primi del '900. Ma era un bordello sano, con delle sue regole che accontentavano tutti. Io non sono razzista, ma alla pulizia ci tengo. Qui sembra di essere in quei tuguri di Buenos Aires, in Argentina! Via della Maddalena la stanno trasformando in una seconda via Prè, dove i negozi li hanno chiusi e la piccola malavita ha preso campo. Guardate come è bella via Luccoli, dove non c'è prostituzione e puliscono le strade. Per un genovese non è bello dire e fare questi pronostici un pò disfattisti - conclude l'ultimo esercente - ma “abbiamo gli occhi per vedere”, dicono a Genova. Fra dieci anni via della Maddalena sarà diventata come l'attuale via Prè! Se la salute regge, ci rivedremo e mi darete ragione».
Qualcuno ricorda che negli anni '60 via della Maddalena era una delle più laboriose e attive strade della città, era il centro di acquisti della borghesia genovese. Le signore scendevano da Castelletto e vie limitrofe e lì facevano la spesa; si poteva trovare ogni tipo di specialità senza dimenticare il fiorente artigianato che si univa a lavori e manutenzioni a tutti i palazzi del centro della città. «I genovesi hanno paura ad inoltrarsi nei vicoli - racconta una signora -. Ci sono le prostitute, e ancor peggio, ci sono gli spacciatori con un codazzo di drogati che comprano la dose - racconta una signora che continua a comprare qui - ero bambina quando, con la mamma si faceva spesa tra questi bei carruggi.

Oggi mi faccio coraggio e scendo a comprare qui, molte volte ci sono scontri tra bande rivali. Pensate solo ad un inseguimento o un pestaggio tra malviventi? la persona che si trova coinvolta anche di riflesso, tra poliziotti e malviventi che scappano, qui non torna più. Questa è la realtà della zona».

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