«Il salone che vorrei? Solo barche in acqua»

A dispetto della crisi, il mercato delle grandi barche ha la barra su «stabile fisso». Lo confermano i risultati di Azimut-Benetti, con un Paolo Vitelli cautamente soddisfatto. «Abbiamo tenuto bene e abbiamo guadagnato quote di mercato in un contesto mondiale in calo del 15-20%», sostiene infatti il presidente-fondatore del gruppo di Avigliana.
Presidente, però in Italia il mercato è vicino a quota zero.
«Senza dubbio. Premetto che abbiamo un ottimo portafoglio ordini nel segmento delle grandi. Ma in quello delle piccole e battaglia dura. Tenga presente che questi risultati li abbiamo ottenuti vendendo il 98% della nostra produzione all'estero. Fatto doloroso, soprattutto perché un'impresa non può sostenersi senza un briciolo di mercato interno. Vogliamo aggiungere le perdite nei servizi e nel turismo? Abbiamo fatto scappare anche gli stranieri...».
Ci sarà pure un elemento positivo in questo disastro...
«Certo che sì. Una buona tenuta nei mercati maturi, stabili e forti come gli Stati Uniti, Messico, Medioriente, Hong Kong. Non va male neppure nei cosiddetti mercati emergenti, che però non garantiscono stabilità. Benino in Brasile, nonostante il rallentamento della crescita economica di quel Paese. Però laggiù hanno investito molto nelle infrastrutture e ritengo che nel giro di anno ci sarà la ripresa. Per carità non parliamo di Europa: un tonfo dal 50 al 20%».
Intanto bisogna stare al passo.
«Stiamo lavorando, investendo molto, su un'ampia gamma di nuovi modelli. Ne abbiamo presentati quattro a Cannes, altri debuttano oggi a Genova. Il nostro programma di rinnovo della flotta non può tenere conto della crisi, direi è accelerato. In un periodo come questo se vuoi fare la differenza devi presentare un prodotto migliore e innovativo».
Intanto siete ancora alle prese con la telenovela dell'ex area Baglietto di Varazze. La partita sembrava chiusa ma...
«Sì, è così. Noi abbiamo un contratto preliminare per l'acquisizione delle aree. Non abbiamo formalizzato l'acquisto perché si è scoperto all'improvviso che si tratta di una “zona rossa”, vale a dire a rischio esondazioni. Sarà vero? Ho qualche dubbio sulle ricognizioni aeree... Ora, prima di mettere la firma finale sul documento, abbiamo bisogno dell'approvazione di un nuovo progetto che ci consenta di costruire un cantiere moderno, con garanzie di fattibilità in presenza di questo vincolo».
Insomma, quando si distrae Rigor Montis, ci pensa la burocrazia a fare il resto.
«In questo momento va di moda la caccia alle streghe, che poi è la caccia al ricco, considerato sempre un evasore. C'è tuttavia una certa legittimità, formale ovviamente. Mi spiego: nel momento in cui passa una riforma delle pensioni, il governo deve dare un segnale forte sul fronte ricchezza. Il vero errore è come si fanno questi interventi. Intendiamoci, la tassa sulla nautica non è la fine del mondo, ma per come è stata concepita, con tutti gli errori, la pubblicità negativa, con il precedente della Sardegna (leggi tassa Soru, ndr), abbiamo ottenuto risultati disastrosi: la grande fuga dai porti».
Siamo a Genova 2012.
«Sono schietto: un salone così non va bene. Per noi è un salone che costa il doppio degli altri, da Cannes a Fort Lauderdale a Miami. Io sogno un salone più festoso, meno costoso, più divertente. Ma tutto questo si può fare solo mettendo tutte le barche in acqua. Abbiamo una bellissima marina, perché non sfruttarla al massimo? Gli espositori, è noto, preferiscono vedere le proprie barche in acqua, non nei padiglioni. Insomma un salone facile per tutti, soprattutto per le già scarse risorse delle imprese».
Due cose facili che farebbe?
«Domanda pericolosa, potrebbero spararmi... Mi ripeto, ma è una mia opinione personalissima: cercherei di concepire un salone in acqua e metterei in concorrenza tre località per capire dove si può ottimizzare l'esposizione. Ovviamente al primo posto c'è Genova, con diritto di priorità. Subito dopo, due a caso: Viareggio e Fiumicino. Insomma un salone poco costoso e in linea con quello di Cannes, le cui tariffe sono circa la metà di quelle di Genova a parità di barche esposte, gioioso da visitare, di facile accessibilità. Farei un referendum tra gli espositori per capire che cosa preferiscono.

Solo così possiamo prepararci in tempo per avere un salone snello e godibile l'anno prossimo, dando subito un messaggio rassicurante all'intero settore. Con le polemiche si perde il salone senza un'alternativa valida».

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