Non è il nuovo Salone - davvero un bel Nautico - il capolavoro di Anton Francesco Albertoni. In odore di miracolo, invece, il suo lavoro ai fianchi di Attilio Befera per portarlo a Genova. Sì, proprio Befera il montanaro tutto scarpe grosse e cervello fino. Il quale, forse, non ha mai messo il piedino sulla battigia. Operazione riuscita. Con un gran finale che raccontiamo nella pagina successiva.
«Gli parlo per 40 minuti nel suo ufficio, lui fuma un sigaro e mi ascolta in silenzio. Poi mi dice: Che cosa devo fare? Venire a Genova, rispondo. Ma io sono un montanaro... Insisto: va bene, ma salga su una barca con me e capirà. Ok, mi ha convinto, verrò a Genova», ricorda oggi Albertoni. Che deve avere acceso un cero a San Giorgio, patron e sacro marchio della famosa Veleria. Non lo dirà mai.
Il presidente di Ucina ha fretta di fare qualche riflessione sulla rassegna già in archivio. «L'anno scorso avevamo lasciato il grigio... Altro che il blu di Jean Nouvel o il rosso della Red Wall - continua - Rimanere a Genova è stato già un grande successo dopo le tensioni e le divisioni dello scorso anno». Poi di getto: «Ero scettico, ma questa edizione mi ha ricordato gli anni Ottanta. Il grande valore del 53° Nautico? Le banchine di nuovo affollate, tantissime prove in mare, oltre 1.200. Soprattutto sulle piccole barche. Ho ancora davanti le immagini della gente che saliva sui gommoni di sei metri. Abbiamo emozionato i visitatori non già con le bamboline sdraiate sul prendisole di prua, ma con i tramonti visti dal mare e non dalla spiaggia. Intendiamo proseguire su questa strada: vivere il mare, vivere le emozioni. È da questo che vogliamo ripartire. Certamente il Salone breve non ha soddisfatto tutti, ma dobbiamo mantenere questa formula per qualche anno».
Intanto è già tempo di capitalizzare il risultato e pensare al futuro, magari con qualche nuova idea: «Se le idee funzionano - aggiunge - vanno realizzate. Stiamo pensando a qualcosa di diverso in periodi diversi. Il Salone è e rimane il grande contenitore, però l'idea di un Festival del Mare in primavera mi affascina. Insomma, un evento che comprenda natura, enogastronomia, turismo».
Il presidente di Ucina ha la rassegna stampa sulla scrivania. Si sofferma sui titoli che annunciano l'annullamento del «Motorshow» di Bologna, causa «totale assenza di case automobilistiche».
«Tutto questo - conclude - mi sconcerta e mi rattrista molto. Eppure, nonostante la crisi, si tratta pur sempre di un settore che immatricola circa 100mila auto al mese. È sicuramente un caso da analizzare a fondo. Anche noi abbiamo fatto i conti con lo stesso problema. Poi ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che la reazione doveva essere forte. Abbiamo capito che quando c'è aria di crisi bisogna stare uniti con l'umiltà di mettere i piedi per terra e fare squadra. Tutti, Fiera di Genova compresa. E posso dire che al Nautico eravamo straordinariamente presenti. Con grande orgoglio. È chiaro che dobbiamo lavorare ancora, ma il segnale che abbiamo dato al mercato è molto positivo».
Come positivo è il giudizio di Sara Armella, presidente di Fiera Spa: «In una situazione di mercato non facile - sottolinea - un dato importante è stata la tenuta del nostro Nautico. Ha saputo rinnovarsi, soprattutto grazie a un grande lavoro di squadra, per proporre una rassegna più aderente alle esigenze sia degli espositori sia dei visitatori. Certo, perfettibile».
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