Coronavirus

Broncopneumopatia cronica ostruttiva e Coronavirus, quali i rischi?

Sono diversi gli studi che mettono in luce una correlazione tra questi due condizioni

Broncopneumopatia cronica ostruttiva e Coronavirus, quali i rischi?

Ne soffrirebbe il 4,8% della popolazione mondiale, ovvero circa 329 milioni di individui. A differenza del passato, uomini e donne (in particolare fumatori e con un'età superiore ai 40 anni) sono colpiti in egual misura. La broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO è una grave malattia respiratoria esito di una combinazione di condizioni accomunate dal restringimento patologico delle vie aeree e dell'albero bronchiale (bronchi, bronchioli) e da una serie di conseguenti difficoltà del respiro. Il termine 'broncopneumopatia' sta ad indicare che il disturbo provoca il deterioramento dei bronchi e dei polmoni. L'aggettivo 'cronica', invece, si riferisce al suo decorso lento, progressivo e irreversibile. Infine l'attributo 'ostruttiva' fa riferimento, appunto, all'ostruzione delle vie aeree da esso generato.

La causa principale della broncopneumopatia cronica ostruttiva è il tabagismo. Nel fumo di sigaretta sono infatti contenute sostanze dannose che, a lungo andare, scatenano un'infiammazione a livello polmonare. Restringendosi, dunque, questi organi impediscono una corretta e completa espirazione. Esistono, poi, diversi fattori di rischio in grado di favorire la comparsa della malattia. Innanzitutto l'esposizione prolungata, per motivi di lavoro, a polveri e sostanze chimiche (cadmio, isocianati, silice, polvere di carbone e residui della lavorazione del grano). Sotto la lente di ingrandimento, altresì, la presenza di una patologia genetica nota come deficit di alfa-1-antitripsina. Da non sottovalutare, infine, il fumo passivo di sigaretta e l'esposizione all'inquinamento ambientale.

Quasi sempre l'esordio della broncopneumopatia cronica ostruttiva è subdolo. I sintomi, poco chiari, diventano significativi solo quando il disturbo ha ormai raggiunto uno stadio avanzato, difficilmente trattabile con le terapie. Devono destare sospetto segni clinici quali tosse frequente con o senza catarro e/o limitazioni dei flussi respiratori in assenza di altre condizioni polmonari. Con il passare del tempo la sintomatologia si fa più complessa: tosse cronica con grave espettorazione, dispnea durante sforzi fisici importanti, moderati o addirittura a riposo, spossatezza, perdita di peso. Ancora gonfiore alle caviglie, tendenza a sviluppare infezioni respiratorie acute e lentezza nel guarire anche da un semplice raffreddore.

Broncopneumopatia cronica ostruttiva e Coronavirus, quali sono i rischi? Come riporta Pharmastar.it, una ricerca condotta in Cina sulle comorbilità di 1590 pazienti affetti da Covid-19 ha dimostrato che i casi severi presentavano maggiori probabilità di avere la BPCO rispetto a quelli meno gravi (62,5% vs 15,6%). Inoltre un numero significativo di soggetti malati di BPCO è andato incontro a ricovero in terapia intensiva, a ventilazione o a decesso rispetto agli individui esclusivamente positivi al Coronavirus (50% vs 7,6%). In Italia, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità sulle patologie preesistenti, in 3335 soggetti sul totale di 32.448 deceduti, la broncopneumopatia cronica ostruttiva era presente nel 16,6% del campione.

Secondo Francesco Blasi, ordinario di Malattie dell'Apparato Respiratorio all'Università degli Studi di Milano, esiste una correlazione tra le due condizioni. Un altro studio cinese ha sottolineato come il fumo attivo e la BPCO alterino la regolazione dell'espressione del recettore ACE-2, 'canale di ingresso' del Coronavirus nelle basse vie aeree. Ciò può in parte spiegare l'aumentato rischio di infezioni gravi da Covid-19 in queste popolazioni.

Al fine della prevenzione è importante, dunque, smettere di fumare, aumentare la sorveglianza in questi sottogruppi e diagnosticare tempestivamente questa patologia potenzialmente dannosa.

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