Coronavirus

Qual è il "punto debole" dell'incubo Coronavirus

L'importante studio, pubblicato su "Pharmacological Research" è stato condotto dall'Università Sapienza di Roma in collaborazione con altri atenei italiani

Qual è il "punto debole" dell'incubo Coronavirus

Italia sempre più in affanno. Nella giornata di ieri, mercoledì 28 ottobre, si sono registrati 24.991 nuovi casi di Covid a fronte di 198.952 tamponi processati. Per la prima volta il numero degli attuali positivi ha superato quello dei guariti totali, quasi 25mila contagi in sole 24 ore. Le regioni maggiormente colpite sono sempre le stesse: la Lombardia (+7.558), il Piemonte (+2.827), la Campania (+2.427) e il Veneto (+2.143). La curva epidemiologica, dunque, non scende e siamo difatti nel cosiddetto "scenario 3" che va fronteggiato attraverso una serie di interventi. Tra questi l'interruzione di alcune attività sociali/culturali a rischio (bar, discoteche), l'incentivazione dello smart working al fine di ridurre l'affollamento dei trasporti pubblici e delle sedi lavorative. Poi la didattica a distanza per le scuole e una serie di chiusure temporanee in funzione del numero dei casi sospetti nella singola comunità scolastica. Va da sé che nel caso in cui la situazione di alto rischio dovesse persistere, sarà necessario adottare norme di contenimento più severe.

In attesa del vaccino che, secondo il Direttore Generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco Nicola Magrini si potrebbe avere a disposizione dei soggetti a rischio a gennaio o a febbraio, le uniche speranze sono affidate alla ricerca. A tal proposito è molto interessante lo studio coordinato dall'Università Sapienza di Roma in collaborazione con altri atenei italiani e pubblicato su "Pharmacological Research". Gli scienziati hanno infatti individuato un nuovo bersaglio molecolare per il controllo dell'infezione dei diversi ceppi di coronavirus, fra cui proprio il Covid. Si tratta per la precisione dei canali ionici lisosomiali Tpc (Two-Pore Channels), da anni oggetto di attenzione del team scientifico della Sapienza. L'intuizione che la proliferazione di Sars-CoV-2 si possa prevenire inibendo uno specifico bersaglio molecolare responsabile della progressione del patogeno appena entrato nella cellula è nata nel laboratorio dell'Unità di Istologia ed Embriologia medica dell'università romana diretto da Antonio Filippini.

Fondamentale la cooperazione con Armando Carpaneto dell'Università di Genova che di recente ha individuato nella Naringenina, una sostanza naturale di agrumi e altri vegetali di uso alimentare, un'arma efficace per inibire i canali ionici lisosomiali. In particolare i ricercatori del Laboratorio di Virologia della Sapienza guidato da Guido Antonelli hanno evidenziato come il trattamento di cellule con Naringenina sia in grado di prevenire e di conseguenza di bloccare l'infezione di più di un tipo di coronavirus. Ma non è tutto. Il team del Laboratorio di Microbiologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, coordinato da Massimo Clementi, ha dimostrato che alle stesse dosi viene arrestata anche l'infezione da Covid. Questa molecola può, altresì, rivelarsi utile nel constrastare in maniera efficace la pericolosa tempesta di citochine tipica del Sars-CoV-2.

"La sfida successiva a cui stiamo lavorando - afferma Filippini - è individuare la formulazione ottimale per veicolare il farmaco alle più basse concentrazioni possibili in modo efficace e selettivo alle vie aeree, il primo fronte critico su cui combattere l'infezione".

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