Salute

Leucemia mielomonocitica giovanile, scoperto target terapeutico

In un futuro gli antinfiammatori potrebbero essere impiegati per trattare questo tumore del sangue altamente aggressivo

Leucemia mielomonocitica giovanile, scoperto target terapeutico

Gli scienziati dell'Hubrecht Institute hanno individuato un possibile nuovo target terapeutico per la leucemia mielomonocitica giovanile. Si tratta, per la precisione, di un trattamento con antinfiammatori che potrebbe dare una speranza a tutti coloro che soffrono di questo tumore del sangue altamente aggressivo e con prognosi quasi sempre infausta. I risultati dello studio sono stati pubblicati su "eLife". I bambini con una sindrome dello sviluppo relativamente comune nota come sindrome di Noonan hanno un alto rischio di ammalarsi di una condizione simile alla leucemia mielomonocitica, ovvero la neoplasia mieloproliferativa. La causa genetica più frequente di entrambe le patologie è una mutazione del gene PTPN11che codifica per la proteina tirosina fosfatasi SHP2.

Le cellule staminali e progenitrici ematopoietiche sono considerate le cellule originarie della leucemia mielomonocitica. Attualmente il loro trapianto è l'unico trattamento disponibile, ma il tasso di recidiva è del 50%. Per individuare altre strategie terapeutiche, i ricercatori hanno utilizzato un nuovo modello di zebrafish con una mutazione di SHP2 equivalente a quella più comune nei pazienti con sindrome di Noonan che può causare la leucemia mielomonocitica. Il team si è avvalso di una tecnica chiamata trascrittomica a singola cellula al fine di esaminare il livello di espressione genica nelle cellule staminali e progenitrici ematopoietiche degli animali.

L'indagine ha evidenziato un aumento del numero di cellule progenitrici di monociti e di macrofagi negli embrioni di pesce. Inoltre si è scoperto che tali cellule esprimevano geni associati alla risposta immunitaria. Il team ha poi confrontato questi risultati con l'analisi delle cellule staminali e progenitrici ematopoietiche che contenevano mutazioni di SHP2, prelevandole dal midollo osseo dei soggetti affetti da leucemia mielomonocitica. Hanno così trovato un modello simile di espressione genica proinfiammatoria in queste cellule come quello identificato nel pesce zebra.

Infine gli studiosi hanno trattato gli embrioni di zebrafish con desametasone, un farmaco antinfiammatorio. Il medicinale ha contribuito a salvare i difetti del sangue negli animali simili alla leucemia mielomonocitica, suggerendo che gli antinfiammatori potrebbero un giorno essere un'importante target terapeutico per la malattia che si manifesta con sintomi quali:

  • Febbre;
  • Affaticamento;
  • Dispnea;
  • Pallore;
  • Perdita di peso;
  • Emorragie.
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