Marò, caso chiuso con risarcimento da oltre un milione di euro

La Farnesinà verserà la somma su un conto dedicato. Intanto i pm di Roma indagano per omicidio volontario

Marò, caso chiuso con risarcimento da oltre un milione di euro

L’India chiuderà definitivamente il caso dei due marò dopo che l’Italia avrà versato il risarcimento concordato alle famiglie dei pescatori vittime dell’incidente avvenuto nel 2012. La Corte suprema del Paese asiatico ha spiegato che i fucilieri di marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, non saranno più perseguiti una volta che Roma rispetterà i patti assunti a livello internazionale. A liquidare la somma dovrà essere il ministero degli Esteri. Gli uffici della Farnesina avranno l’onere di inviare dieci milioni di rupie – circa 1,1 milioni di euro – su un conto corrente dedicato. Gli eredi dei due pescatori uccisi hanno accettato l'indennizzo offerto dall'Italia che si aggiunge al pagamento “ex gratia”- effettuato quindi senza riconoscere nessun tipo di addebito - di circa 290 mila euro. Riceverà un risarcimento anche l’armatore del peschereccio a bordo del quale si trovavano i pescatori rimasti uccisi: imbarcazione che venne scambiata per mezzo pirata. La Corte suprema indiana ha in programma di formalizzare la chiusura del procedimento penale, il 19 aprile. A luglio la Corte permanente di arbitrato dell'Aja ha stabilito che spettava all'Italia processare Latorre e Girone, godendo i due di “immunità funzionale” connessa alla missione contro la pirateria che li vedeva coinvolti a bordo di imbarcazioni non militari. Decisione arrivata dopo lunghi anni di confronto e dopo un rimpallo tra tribunali locali dello Stato del Kerala e corti federali: incapaci di decidere quale fosse il giudice titolato a conoscere e valutare i fatti. Il governo italiano, come da accordi, avrebbe dovuto pagare però un risarcimento alle famiglie dei pescatori uccisi per chiudere la partita.

Le avventure processuali di Girone e Latorre potrebbero proseguire. I due, costretti a un lunghissimo periodo di detenzione di fatto presso l’ambasciata e il consolato italiani in India, rischiano di ricevere una convocazione da parte della procura di Roma. Nelle stanze di piazzale Clodio è aperto un fascicolo per omicidio volontario. Gli inquirenti romani – competenti per i reati commessi all’estero – avranno l’onere di portare avanti l’azione penale. Erminio Amelio, titolare dell’indagine, secondo alcune indiscrezioni, sta esaminando gli atti inviati dal Tribunale internazionale dell'Aja. Attività necessaria a comprendere verso quale direttrice orientare le indagini. I due militari furono ascoltati dai pubblici ministeri capitolini il 3 gennaio del 2013 quando fecero ritorno in Italia per alcuni giorni. Sempre nel 2013 su incarico della Procura fu effettuata anche una perizia sul computer e su una macchina fotografica che si trovavano a bordo della Enrica Lexie, la nave dove erano in servizio i due militari.

Paola Moschetti, moglie di Massimiliano Latorre, ha spiegato di non aver ricevuto nessuna informazione da parte delle autorità indiane: “Nessuno ci ha ancora comunicato qualcosa di ufficiale.

Se fosse vero sarebbe un punto finale, per la parte indiana, di una vicenda che è durata anche troppo tempo”. La consorte del fuciliere spiega che la decisione di Nuova Delhi era scontata: “Non si tratta di una concessione dell'India ma dell'applicazione della sentenza dell'Aja”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica