Salute

Misofonia, quando si è intolleranti ai rumori

La problematica è spesso comune in pazienti che soffrono di altre patologie come il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione o la sindrome di Tourette

Misofonia, quando si è intolleranti ai rumori

Secondo recenti statistiche, a livello mondiale ne sofrirebbe circa il 20% della popolazione. Nonostante possa colpire soggetti di qualsiasi età, per motivi ancora poco chiari ne sono maggiormente interessate le donne nella fase prepuberale. La misofonia è l'intolleranza a specifici suoni emessi da terzi, siano essi persone o cose. Attualmente questo problema, che provoca reazioni emotive e fisiche negative, è molto dibattuto poiché non rientra nell'elenco dei disturbi acustici, come per esempio l'iperacusia. Quest'ultima è una condizione medica riconosciuta caratterizzata dall'ipersensibilità a suoni che, normalmente, non causano alcun fastidio. Il termine misofonia, di origine greca, è frutto dell'unione di due parole: 'misos' ovvero 'odio' e 'fonos' cioè 'suono'. Dunque, letteralmente, significa 'odio per il suono'.

Non sono ancora note le cause del disturbo. Gli studiosi ritengono che esso sia connesso a un malfunzionamento del sistema uditivo centrale presente a livello dell'encefalo. Si esclude, invece, che all'origine vi siano problematiche specifiche dell'orecchio (a livello dell'apparato vestibolare) o alterazioni anatomo-strutturali del cervello. In merito ai cosiddetti 'grilletti' della misofonia, numerosi sono i rumori in grado di scatenare una reazione. Tra questi: suoni orali (mangiare, sputare, baciare, sorseggiare una bevanda, digrignare i denti, sgranocchiare cibi croccanti), suoni nasali (russamento, respiri profondi, singhiozzo, sbuffi), suoni ambientali (suoneria del cellulare, clacson di automezzi, volume della tv elevato), suoni emessi da bimbi piccoli (pianti, urla, balbettii). Ancora suoni emessi con i movimenti del corpo (scrocchio delle articolazioni), suoni degli animali (cinguettio degli uccelli, abbaio dei cani), voci dal tono nasale o sibilante e canti stonati.

Gli individui che soffrono di misofonia sono spesso affetti da altre patologie, tra cui: disturbo ossessivo compulsivo, depressione, sindrome di Tourette, disturbo bipolare, disturbi di ansia e alimentari. I sintomi, ovvero le risposte comportamentali a suoni e/o rumori specifici, includono: episodi di rabbia, aggressività, irritabilità, attacchi di ansia e di panico con manifestazioni tipiche della reazione di attacco e fuga (tachicardia, sudorazione profusa, tensione muscolare). Ancora disgusto, agitazione, tendenza ad allontanarsi dalla fonte del rumore verso cui si prova intolleranza. Nei casi estremi la misofonia può compromettere in maniera seria la sfera sociale. Il paziente, infatti, sperimenta difficoltà nello stabilire e/o mantenere i rapporti sociali e arriva ad evitare luoghi considerati a rischio, come il posto di lavoro, la scuola e persino l'ambiente familiare.

Nonostante le numerose incertezze circa la problematica, è stato dimostrato che la stessa trova giovamento dalla terapia del suono, adottata per il trattamento degli acufeni. Scopo della terapia del suono (nota con la sigla inglese TRT, Tinnitus Retraining Therapy) è la desensibilizzazione acustica dell'individuo a cui vengono 'somministrati' in dosi crescenti rumori insopportabili. In questo modo si cerca di innescare un processo di adattamento e di abituare, dunque, l'orecchio a sentire quei suoni ritenuti oltremodo fastidiosi. L'esposizione, mediante l'applicazione di un erogatore, è giornaliera e in fase iniziale non dura meno di 6-8 ore.

Recentemente si è scoperto che alcuni casi di misofonia possono essere trattati anche con la terapia cognitivo-comportamentale, ovvero una tecnica molto comune di psicoterapia.

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