Salute

Una terapia innovativa per la Malattia di Crohn

Approvato in Italia un nuovo farmaco della Janssen. Più rapidità di azione nella fase acuta

Riccardo Cervelli

Per la Malattia di Crohn è stata approvata in Italia una nuova terapia che offre una combinazione mai osservata prima in termini di velocità di azione e durata del mantenimento della remissione. A offrire questo doppio beneficio, emerso dagli studi clinici effettuati, è il farmaco Ustekinumab, di Janssen, il primo di una nuova classe di anticorpi monoclonali indicati per questa patologia, che in Italia ha un'incidenza di circa 8-10 casi ogni 100mila con 8mila nuovi casi l'anno.

Ustekinumab agisce più a monte del processo infiammatorio responsabile della malattia rispetto a quanto sia stato possibile fare fino ad ora. I suoi effetti si manifestano già nel breve periodo, e a 2 anni, nel 75% dei pazienti in terapia con questo farmaco, la malattia è risultata in remissione. «Oggi il più grande bisogno ancora non soddisfatto delle persone affette dalla Malattia di Crohn - spiega Silvio Danese, responsabile del Centro per le Malattie Infiammatorie Croniche dell'Intestino all'Istituto Clinico Humanitas, di Rozzano (Milano) - è combinare un miglioramento repentino, che possa risolvere la dolorosa fase acuta, con l'efficacia mantenuta nel lungo periodo, per permettere al paziente di stare bene negli anni senza dover affrontare ricadute e cambi di terapie. Questa nuova opzione terapeutica apre per la prima volta un ampio orizzonte fino a ora inesplorato, quello del più lungo periodo libero da malattia mai osservato fino a ora».

La Malattia di Crohn è caratterizzata da un'infiammazione cronica e acuta del tratto gastrointestinale. Un grande numero di fattori genetici, ambientali, immunologici e batteri endogeni giocano un ruolo nel suo sviluppo. Le persone colpite, tra gli altri sintomi, lamentano dolori addominali, perdita di peso, diarrea frequente e prolungata, fatica, perdita di appetito o febbre.

La patologia ha inoltre un carattere cronico e recidivante, il cui decorso, se non trattato correttamente, può portare a invalidità e frequentemente a interventi chirurgici. Un recente studio, che ha considerato i dati di ammissione ospedaliera connessi a tali patologie nell'arco di 3 anni (2005, 2008, 2011), ha messo in luce come nella metà dei casi (47,5%) si trattasse di Malattia di Crohn. Di questi, l'11,8% erano pazienti pediatrici sotto i 18 anni.

Oltre agli evidenti disturbi clinici, la Malattia di Crohn è spesso causa di disagio sociale, perché «ha un importante impatto su diversi aspetti della vita quotidiana - sottolinea Enrica Previtali, presidente di AMICI Onlus, l'associazione che tutela le persone colpite da Mici - e rende difficili tanto le relazioni personali e più intime, quanto quelle lavorative e sociali». «È una malattia - aggiunge - di cui non si parla, perché imbarazzante, per via dei sintomi che la caratterizzano. Spesso i malati soffrono in silenzio. A volte rischiano il posto di lavoro per le numerose assenze a cui sono costretti. È fondamentale che di questa malattia si parli e la si conosca».

E, ovviamente, che aumentino le armi nell'arsenale dei medici per combatterla.

Commenti