San Raffaele, consiglio blindato per evitare il fallimento

Potrebbe essere oggi il giorno della svolta per il San Raffaele. Salvo colpi di scena, il cda dovrebbe dare il via libera al concordato preventivo su cui le banche creditrici hanno già dato l’ok la scorsa settimana. E questo sarebbe il primo passo verso il risanamento dell’istituto fondato da Don Verzé, schiacciato da quasi un miliardo di debiti. L’intervento della Santa Sede ha salvato la fondazione dal fallimento ma ora comincia la corsa contro il tempo e resta un ultimo intoppo da risolvere: gli amministratori del cda, a sorpresa, hanno deciso di non far partecipare alla riunione il team di consulenti che hanno predisposto il concordato. Tra questi due studi colosso: Bonelli-Erede-Pappalardo e Borghesi-Colombo e associati. La mossa potrebbe rallentare ulteriormente la ripresa. Di tempo infatti ne resta poco: entro martedì prossimo va depositata in tribunale la richiesta di concordato preventivo, cioè il piano anti crac. A palazzo di Giustizia intanto sono arrivate già diverse ingiunzioni di pagamento da parte di alcuni creditori (i ritardi nella liquidazione dei debiti arrivano a 500 giorni) e al momento non si può escludere matematicamente che l’istituto possa incappare in un’istanza di fallimento.
Sul tavolo del cda di oggi anche il rapporto Deloitte: un centinaio di pagine che certificano la situazione patrimoniale del San Raffaele.

All’inizio della seduta, verrà registrato l’insediamento dei quattro consiglieri in quota al Vaticano: Giuseppe Profiti, presidente dell’ospedale Bambin Gesù, Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, l’imprenditore Vittorio Malacalza e il giurista Giovanni Maria Flick. Dal canto suo Don Verzé dovrà cercare di aumentare (almeno di due posti) il numero dei consiglieri targati San Raffaele, fortemente indebolito dal rimpasto salva debiti.

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