San Raffaele, Rotelli rilancia e mette sul piatto 405 milioni

Colpo di scena per il San Raffaele: il re della sanità, Giuseppe Rotelli, rilancia di cento milioni in una sola volta, mettendo sul piatto per l’ospedale fondato da Don Verzè ben 405 milioni di euro, 155 in più rispetto all’offerta targata Ior-Malacalza. Con grande soddisfazione del tribunale fallimentare e del suo presidente Filippo Lamanna, che vede all’orizzonte un rimborso per i creditori maggiore del previsto di un buon 15%. E del vicepresidente del gioiello della sanità milanese, Giuseppe Profiti: «L’ospedale è salvo, missione compiuta» dichiara.
Certo, i giochi non sono ancora finiti: la cordata Ior-Malacalza può a sua volta rilanciare fino al 10 gennaio. Quando, grazie al diritto di prelazione, le basterebbe pareggiare l’ultima offerta di Rotelli, e l’ospedale sarebbe suo. La decisione è affidata a un doppio consiglio di amministrazione, fissato per il 9 e 10 gennaio prossimi: in quella due giorni il cda valuterà la situazione e stabilirà poi se andare avanti con un’ulteriore proposta. Dove potrebbe eventualmente rientrare in gioco l’altro big della sanità lombarda, l’Humanitas di Gianfelice Rocca, chiamato a prendere, in un secondo momento, il posto della banca del Vaticano accanto a Vittorio Malacalza, che nei giorni scorsi ha lasciato intendere di non avere alcuna intenzione di abbandonare la partita. Comunque vada, il pericolo del crac per l’ospedale gravato di un miliardo e mezzo di debiti sembra scongiurato: «L’obiettivo era quello di salvare il patrimonio del San Raffaele e quindi i suoi dipendenti - spiega Profiti - Un investitore disposto ad impiegare 405 milioni di euro è la conferma della validità del progetto di risanamento per cui abbiamo lavorato intensamente».
E non un investitore qualsiasi: con 18 ospedali (17 in Lombardia e uno in Emilia Romagna) al suo attivo,il gruppo San Donato, guidato da Rotelli, è il numero uno in Italia e tra i primi in Europa. È stato proprio l’ad del policlinico San Donato, Nicola Bedin, a consegnare la proposta ieri a mezzogiorno, ultimo termine per presentare offerte migliorative rispetto a quella da 305 milioni lanciata cinque giorni fa dello stesso Rotelli. E proprio come allora, nessun’altra busta è arrivata sul tavolo del notaio Enrico Chiodi Daelli, incaricato di gestire la transazione.
L’offerta record, che mette - almeno per ora - una seria ipoteca sul futuro assetto proprietario dell’ospedale milanese, è arrivata grazie alla clausola posta dagli stessi giudici fallimentari, quando lo scorso ottobre hanno ammesso il San Raffaele al concordato preventivo. Il loro provvedimento prevedeva obbligatoriamente l’apertura di una gara ad altri acquirenti per evitare il conflitto di interessi, peraltro segnalato anche dalla Procura, che si era creato tra il nuovo consiglio di amministrazione, il cui vice presidente è Giuseppe Profiti, e la cordata Ior-Malacalza.

In più, avevano stabilito i magistrati, era necessario che le nuove offerte oltrepassassero di 50 milioni quella dell’Istituto della Santa Sede e dell’imprenditore genovese che ammontava a 250 milioni. Ma Rotelli ha fatto anche di più.

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