San Siro verso la vendita. La mossa della Moratti: "Prima il bene della città"

Seduta a oltranza e a Sala manca un voto. Fi non boccia e irrita Lega e FdI. Sinistra a pezzi

San Siro verso la vendita. La mossa della Moratti: "Prima il bene della città"
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Il colpo di scena arriva quando sta per suonare la campanella per il "match" a oltranza in Consiglio comunale sulla vendita dello stadio e delle aree intorno a Milan e Inter. La presidente della Consulta nazionale di Forza Italia ed ex sindaco Letizia Moratti con una nota anticipa che il gruppo non boccerà la delibera "per il bene della città". Non voterà sì ma "adotterà una posizione in grado di consentire l'approvazione. Sarebbe un errore imperdonabile condannare la città all'immobilismo solo per fare opposizione. L'investimento previsto, oltre 1,2 miliardi, è un'occasione che Milano non può perdere. La nostra responsabilità ci impone una scelta chiara: evitare che Milano venga paralizzata da contrapposizioni ideologiche o da calcoli politici". Fino a quell'ora, i calcoli non tornavano ancora alla giunta Sala. La consigliera Pd Monica Romano, tra gli indecisi, aveva appena dichiarato il "sì" ma il capogruppo della Lista Sala Marco Fumagalli aveva chiaro solo che non avrebbe approvato il piano, oscillava tra no e uscita dall'aula. Per la maggioranza assoluta Sala aveva garantiti 24 voti su 25: Sicuramente 7 contro (i Verdi Monguzzi, Cucchiara e Gorini, Enrico Fedrighini del gruppo misto e i dem Turco e Giungi). L'"aiutino" di Fi - tre esponenti fuori si traduce con l'abbassamento del quorum - rasserena il sindaco. Anche sommando i no della sinistra a quelli di Lega e FdI, il piano a meno di sorprese dovrebbe passare, seppure di misura: si può scommettere su un 24 a 22 o 21. La mossa di Fi irrita gli alleati. L'azzurro Alessandro De Chirico rimane "convintamente contrario, un no diverso dagli ecotalebani ma su metodo e merito".

Se l'assessore regionale e consigliere Fi Gianluca Comazzi sostiene che "la gestione da parte del Comune è stata pessima e piena di lacune, su un tema così importante la nostra città non può lasciare che siano i 5 Stelle e i Verdi a dettare la linea", la leghista Silvia Sardone in aula contesta l'alleato: "Noi non faremo mai la stampella a Sala e alla giunta". Firma con il gruppo una nota che ribadisce come Sala abbia "perso 7 anni rimandando continuamente la decisione sul futuro dello stadio e oggi chiede di votare una delibera senza che esistano un progetto reale e benefici per i residenti. Fino a ieri tutta l'opposizione era compatta nel votare contro. Ora a sorpresa Fi cambia improvvisamente idea e sceglie di uscirea, offrendo un aiuto determinante a Sala e alla sua coalizione divisa. Scelta che spiace doppiamente, perché non solo tradisce la compattezza dell'opposizione ma regala ossigeno a una maggioranza già spaccata. Sala dovrà cercare i voti di volta in volta tra altri banchi". Il coordinatore regionale di Fi Alessandro Sorte ribatte: "Critiche? Non importa. Noi non vogliamo demolire le opportunità di crescita e infliggere un danno ai cittadini". Anche per il capogruppo Riccardo Truppo "la linea di Fi indebolisce il ruolo del centrodestra e non può più essere praticata dal noi, che per primi l'aveva ipotizzata come soluzione possibile ma non preconcetta, tenuto anche conto che la Lega voterà no". Peraltro viene bocciato l'emendamento sul restyling del Meazza che veniva caldeggiato anche dal presidente FdI Ignazio La Russa (qui "il centrodestra è stato unito ma la sinistra non l'ha sostenuto" afferma Truppo). Contro la delibera la capogruppo di Noi Moderati Mariangela Padalino.

É una seduta fiume e procede a rilento. Sono 239 gli emendamenti presentati ma si va a oltranza perchè oggi è la scadenza fissata dai club per la validità dell'offerta di acquisto. La giunta ha convinto la Pd Romano accogliendo un emendamento a tutela dei diritti civili. Impegna tra l'altro i club a sviluppare corsi educativi e sportivi "volti a contrastare ogni forma di discriminazione, ivi comprese quelle basate su origine etnica, genere, orientamento sessuale e identità di genere". Sì all'emendamento "antimafia" firmato dal Pd Pantaleo (impegna a usare nei cantieri solo imprese iscritte a white list, ma l'aveva già garantito il Milan), quello che introduce un tetto (5,6 milioni) ai costi di bonifica al parco dei Capitani e quello che stabilirà che la destinazione di buona parte dei 197 milioni incassati venga "gestita" dal Consiglio.

Il verde Monguzzi prepara la resa dei conti: "La maggioranza green uscita dalle elezioni del 2021 per me non c'è più". L'unico gruppo a sinistra senza dissidenti è Azione. Davanti a Palazzo Marino invece protestano i 5 Stelle al grido: "Fermatevi!".

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