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Sangue e morti, Israele torna sotto attacco

Torna la paura in Israele con una sequenza di attacchi di cellule terroriste che hanno colpito civili e militari nell’area turistica di Eilat. Sette israeliani sono rimasti uccisi e 33 feriti. L’«offensiva» del terrore è scattata ieri alle 12 locali, le 11 in Italia. L’autobus passeggeri 392, proveniente da Beersheba e diretto ad Eilat, stava percorrendo la statale 12, non molto distante dal Sinai egiziano. A bordo c’erano soprattutto militari in licenza e civili. Benny Bilbaski, l’autista, ha visto una macchina avvicinarsi: «Due uomini hanno aperto il fuoco. Non mi sono fermato prima di un chilometro per scampare all’attacco». Idan Kaner, che viaggiava sull’autobus ha raccontato di «aver sentito i colpi e un finestrino esplodere. Subito dopo è scoppiato il caos con i passeggeri che saltavano uno sull’altro». La prima cellula di terroristi sembrava indossare uniformi della polizia o addirittura egiziane. L’attacco era solo all’inizio. Un quarto d’ora dopo un’unità militare israeliana che stava arrivando in soccorso è saltata in aria su una mina. Alle 12.30 un’altra cellula intercettava un’automobile con dei gitanti a bordo. La macchina sarebbe stata centrata in pieno da un razzo a spalla Rpg. L’attacco è continuato e verso le 13 altri razzi venivano lanciati contro automezzi israeliani. Si parla anche di mortai in azione dal Sinai. Da 24 ore erano stati inviati nella zona squadre di corpi speciali della polizia. L’intelligence giordana aveva messo in guardia Tel Aviv su possibili infiltrazioni di terroristi. Gli israeliani, con l’appoggio di elicotteri, hanno scatenato la caccia all’uomo e intercettato almeno due cellule scatenando aspri conflitti a fuoco. Alcuni degli infiltrati indossavano corpetti esplosivi. La loro era evidentemente una missione senza ritorno. Secondo il servizio segreto internodi Tel Aviv, l’obiettivo dei terroristi era catturare degli israeliani e portarli in Sinai o a Gaza.
Verso le 17 locali erano stati uccisi cinque terroristi, ma si calcola che almeno 20 avessero partecipato agli attacchi. Un’ora dopo venivano segnalate nuove sparatorie. Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha subito dichiarato che gli attacchi dimostrano «l’indebolimento del controllo dell’Egitto sulla penisola del Sinai». Nonostante le smentite egiziane gli infiltrati sarebbero partiti dalla striscia palestinese di Gaza e transitati in Sinai per penetrare in Israele. Il Sinai, soprattutto dopo la caduta di Hosni Mubarak, è diventato un nuovo santuario per i terroristi. I beduini, sempre maltrattati da Il Cairo, favoriscono il traffico di armi e il passaggio di miliziani con Gaza. Gli iraniani hanno inviato nell’area nuovi agenti operativi. Dalla rivolta anti Mubarak si sono registrati già quattro attentati al gasdotto che passa per il Sinai diretto in Israele. Dalla scorsa domenica gli egiziani, con l’avallo israeliano e l’aiuto dell’intelligence Usa avevano dispiegato tre brigate e blindati nel Sinai lanciando l’operazione Aquila. L’obiettivo è snidare i terroristi, che però hanno reagito con un piano preparato da tempo da probabili cellule ispirate da Al Qaida e annidate a Gaza. Subito dopo gli attacchi un drone israeliano ha ucciso sei palestinesi, compreso Abu Sabri Enner, capo delle brigate Salah Eddin, l’ala salafita islamica nella striscia. Potrebbe essere solo l’inizio.

E in serata l’esercito egiziano ha accusato Israele di avere ucciso due guardie di confine in un raid aereo su un varco nel nord del Sinai.

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