È tempo di «cambi» in sanità. Domenico Gramazio, dopo quattro anni, lascia lAgenzia di Sanità Pubblica (Asp), rassegnando le dimissioni al consiglio di amministrazione che nel 2001 lo aveva eletto, a maggioranza, presidente dellAsp della Regione Lazio.
Dimissioni forzate?
«Più che forzate, diciamo che sono un dovere istituzionale, ma anche politico: rimettere il mandato nelle mani del consiglio di amministrazione che spesso, anche allunanimità, ha seguito e sostenuto il lavoro da me svolto, è necessario in casi come questi in cui cè un cambio al vertice».
Lascia unAgenzia sanitaria che oggi tutte le regioni ci invidiano. Di chi è il merito di questo risultato?
«È stato un lavoro di gruppo. Per questo devo ringraziare tutti i dirigenti e i funzionari che hanno lavorato con grande professionalità per costruire dal nulla questa agenzia, fiore allocchiello della nostra regione»
Qual è stato il rapporto con lex presidente della regione, Francesco Storace, in questi quattro anni?
«Ho sempre avuto il suo appoggio. E anche il suo conforto, soprattutto nei momenti di difficoltà che pure ci sono stati».
Superati egregiamente pare, se questa agenzia ne è il risultato...
«Il risultato è anche il primo piano regionale, che nessuno dal 1970 (anno della fondazione della regione), era riuscito a mettere in porto e varare».
Qual è lattuale condizione di salute dellAgenzia?
«Lascio unistituzione che allinizio del mio mandato aveva un bilancio di quasi 9 miliardi di vecchie lire e che oggi raggiunge invece i 30 miliardi di vecchie lire. Nellattivo di questi anni di lavoro, ci sono ben 300 convegni, tra conferenze, workshop e meeting, ed oltre 210 pubblicazioni scientifiche di vario livello. Penso si possa affermare che gode di ottima salute».
Quali sono i risultati di cui è più orgoglioso?
«Il premio alleccellenza in sanità, unico nel suo genere in Europa, che nel 2004 ha raggiunto la sua terza edizione; le campagne di vaccinazione antinfluenzale, grazie alle quali abbiamo raggiunto la vaccinazione per oltre il 70% dei cittadini a rischio, quando prima si arrivava solo al 42 per cento».
Cosa si aspetta da chi prenderà il suo posto?
«Mi auguro che non cercherà né di ridimensionare né di sottovalutare questa Agenzia, ma riesca al contrario ad utilizzarla per indicazioni essenziali per la sanità pubblica».
E lei, che farà da domani?
«Già da oggi il mio impegno è il potenziamento e la riorganizzazione dei circoli di An Sanità e dellintero settore in Alleanza nazionale. Mi darò da fare come ho fatto nei 4 anni passati».
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