Sanremo, l’ultima scommessa è Jennifer Lopez

Insomma continua. E adesso c’è pure l’ipotesi Jennifer Lopez. Tanto che il blob Morgan si spalma ovunque possa, tv giornali radio e pissi pissi bau bau, il Festival di Sanremo fa il suo dovere e mette e posto gli ultimi (tanti) dettagli. E, accidenti, che tensione.
Il casus belli. Morgan ci sarà o no? Esclusa la gara, è possibile l’ospitata in una delle cinque serate, magari il giovedì. Gli ascolti, d’altronde, sono una calamita irresistibile e Morgan li garantisce senz’altro, tanto più che senza neanche andare al Festival ha già sgonfiato pure il (presunto) caso Povia. Certo, a quel punto il personaggio si mangerebbe la persona (e la sua disintossicazione). Con un vantaggio in più: senza neanche la competizione e il confronto con gli altri, il suo passaggio - se in qualità di cantante - sarebbe un gigantesco autospot. Forse troppo. Suvvia, Morgan, si astenga.
Il casus Rossi. Paolo Rossi è rimasto il più allibito di tutti: tramontato quello con Corrado Guzzanti, c’era il suo contatto con la Rai, con la quale non si era parlato di contenuti né di cachet. Poi tutto si è sgonfiato nel giro di qualche lancio di agenzia. L’altro giorno alla Statale di Milano ha detto: «Piuttosto che l’ennesima battuta sulla Carfagna, oggi è più trasgressivo leggere una poesia». Quindi se arrivasse all’Ariston, sarebbe estremamente improbabile un suo monologo a sfondo politico (e quindi prevedibile assai). A rigor di logica potrebbe inscenare qualcosa dal Mistero buffo, che porterà a teatro ad aprile. Oppure chissà, magari andare semplicemente a ruota libera in puro stile avanspettacolo. In fondo un comico manca quest’anno, no?
Il premio. Alla fine il sessantesimo Festival avrà anche il marchio di Maurizio Costanzo: condurrà il question time ogni giorno, e si sa già. Accompagnerà la Clerici il sabato sera, e buona fortuna. Ma prenderà pure un premio del Casinò così, alla fine, il suo debutto sanremese avrà tutti i carati al posto giusto. Dici poco.
I superospiti. La Rai avrebbe la possibilità di portare addirittura Jennifer Lopez, affamata di rilancio (musicale ma non solo) e con un album alle porte. Ci sono trattative e mica è facile trovarle a questo punto un posto in scaletta. Per ora sono confermati Susan Boyle e i Tokio Hotel (con l’orchestra), visto che di Robbie Williams non si parla più, di Lady Gaga pure e di Peter Gabriel non si è mai parlato. Qualcuno accenna a una possibile Sandra Bullock ma boh. E poi Bill Clinton: ci sono trattative, lui chiede una cifra (alta, sembra mezzo milione di euro) ma conferma di devolverla poi alla sua Fondazione. Di sicuro, una sorpresa sarà Il Trio composto da Ignazio Boschetto, Piero Barone e Gianluca Ginoble, tre ragazzi italiani (età media 15 anni) che si sono incontrati a Ti lascio una canzone di Antonella Clerici e poi si sono riuniti grazie a Michele Torpedine, Tony Renis e Humberto Gatica. Li ha messi sotto contratto la Universal America (mica bruscolini), il loro primo concerto è stato a Miami e Quincy Jones li ha voluti come unici italiani nella nuova versione di We are the world per Haiti. Per la cronaca, tra gli altri artisti ci sono Barbra Streisand, Kanye West, Carlos Santana, Celine Dion, Black Eyed Peas, Tony Bennett, Lil Wayne, Snoop Doog e Will.i.am dei Black Eyed Peas. Però.
Il giovedì. Povero Gianmarco Mazzi, il direttore artistico che su questa serata - «Quando la musica diventa leggenda» - si è dedicato anima e corpo trovandosi di fronte a richieste d’altri tempi e quindi insormontabili. Per ora sono confermati Carmen Consoli, Francesco Renga, Massimo Ranieri, Miguel Bosè, Fiorella Mannoia e Riccardo Cocciante. Certo, mai una volta che i superbig italiani facciano squadra (specialmente quelli âgé come De Gregori, Guccini che a Sanremo per carità).
I duetti. Oltre a decretare il vincitore della Nuova generazione, ci saranno i duetti tra gli artisti in gara e i loro ospiti. Per ora, tre conferme: Enrico Ruggeri con Andrea Mirò, Valerio Scanu, uno dei candidati alla vittoria finale tra i big, con Alessandra Amoroso.

E la sorprendente Arisa (sentirete) con il gruppo di Lino Patruno, una delle band italiane in grado di distillare il jazz migliore in circolazione. Dite quel che volete, ma dopo il suo duetto dell’anno scorso con Lelio Luttazzi, un altro grande colpo. Intanto brava, così si fa.

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