Cultura e Spettacoli

Santoro fa il medium: "Cari Indro e Biagi..." Poi torna alla sua ossessione: le feste ad Arcore

Esordisce sul multipiattaforma il Servizio Pubblico di Santoro: "Ecco la nostra rivoluzione". Ma è sempre la solita solfa: una copia di Annozero più inacidita e noiosa. Il titolo della puntata è "Scassare la casta", ma nel mirino c'è sempre e solo Berlusconi. Il metodo Santoro? Una zuppa riscaldata (ma stavolta è gratis) / Laura Rio

Santoro fa il medium: "Cari Indro e Biagi..." Poi torna alla sua ossessione: le feste ad Arcore

Rullo di tamburi, Michele Santoro va in scena con il suo Servizio Pubblico. Alza gli occhi al cielo, si rivolge direttamente all'aldilà e rassicura: "Caro Biagi, caro Montanelli, so che siete molto in apprensione. So che siamo molto diversi, ma so che ci seguite. Non se ne può più di resistere, resistere, resistere. Bisogna fare la rivoluzione. Questa è la nostra piccola rivoluzione". Poi passa a Mario Monicelli e ribadisce: aveva ragione lui, ci vuole una rivoluzione, Pacifica, per carità, precisa il conduttore. Ma i toni sono da barricate: "Come facciamo a fare la predica ai nostri figli se non si sentono rappresentati dalle nostre idee?", si chiede retoricamente Santoro. Insomma sempre il solito Michele, sempre la stessa trasmissione. Nonostante il multipiattaforma, internet, il satellite e la grande rivoluzione del format spacciata come la tv del futuro, l'unica novità che Santoro riesce a scodellare è qualche sondaggio su Facebook. Nulla di più. Tempi lunghissimi, poco ritmo e monologhi infiniti. Insomma: sale il sipario e cala l'attenzione.

Un occhio di riguardo per i sempre citati sostenitori. Si susseguono le sviolinate ai 100mila volenterosi che "hanno accesso le luci di questa sera". Cioè che hanno pagato dieci euro. E se hanno mandato in "onda" lui non possono ripescare anche gli altri "telemartiri"? "Possono accendere Celentano, Daniele Luttazzi, Serena Dandini, possono accendere finalmente la Rai che si sta spegnendo lentamente. È davvero un vero servizio pubblico", si risponde il conduttore. Tra gli ospiti della trasmissione Diego Della Valle, Paolo Mieli, Luisella Costamagna, Franco Bechis e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e, in collegamento dal centro America, il direttore dell'Avanti Valter Lavitola.

La palla passa più volte a Marco Travaglio che, insieme al vignettista Vauro, imperversa a più riprese durante la trasmissione. Travaglio, tanto per non cambiare, se la prende con il Giornale e il Tg5. Colpevoli di aver dato la notizia dell'outing di Ingroia al congresso del PdCi. Ma per il vicedirettore del Fatto è normale che un magistrato vada a far comizi dal palco dei Comunisti di Diliberto e scatta la mitopoiesi della toga perseguitata. Servizio pubblico e rabbia privata.

Santoro, da pasticcere consumato, tiene la ciliegina nascosta fino a mezzanotte. Poi la sgancia, come una bomba, sulla torta. Torna in scena il bunga bunga con un'intervista a Chiara Danese, la 19enne che, assieme ad Ambra Battilana, si è costituita parte civile nel processo sulle notti di Arcore. E la "Casta da scassare"? Il titolo della puntata era solo uno specchietto per le allodole, Santoro si accontenta di "scassare" sempre e solo Silvio Berlusconi. Copione già visto: solita storia, solito fango.

Eccoli i Comizi d'odio. Ecco lo "spettacolo" di Santoro, il solito clichè, il "suo" Servizio Pubblico...

ma almeno questa volta non lo paghiamo noi.

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