Sapienza L’università sta con Alemanno

«La Sapienza è in mano a 300 piccoli criminali, dobbiamo liberarcene». Duro, secco, determinato, il sindaco Gianni Alemanno due giorni fa ha animato con queste parole la convention «Cortina Incontra». E ieri Cesare Giardina, presidente di Azione Giovani, ha alzato il tiro: «Quei 300 facinorosi sono gli stessi che tengono in scacco l’ordine pubblico in città». Dopo il no alla lezione dell’ex Br Morucci alla facoltà di Lettere, pronunciato l’altro ieri dal rettore Luigi Frati e dal preside Nicolai, il clima attorno all’ateneo torna a infuocarsi. «Alla Sapienza vengono invitati i terroristi rossi, al Papa è impedito di parlare», ha rimarcato Alemanno a Cortina. Un affondo perentorio. Bersaglio l’estrema sinistra universitaria de l’Onda, protagonista il 1° novembre di scontri vivacissimi a piazza Navona contro il ministro Gelmini. E ieri non sono mancate le reazioni.
A dare ragione ad Alemanno è innanzitutto il mondo universitario che sta dall’altra parte della barricata rispetto ai «trecento» a cui fa riferimento il sindaco. «A Roma non solo le università sono luoghi interdetti a chi non è allineato con un certo radicalismo di sinistra, ma in alcuni quartieri è difficile camminare incolumi se si indossa una maglietta con il tricolore - ha dichiarato il presidente di Azione Giovani Cesare Giardina -. Quei 300 sono protagonisti di tutte le manifestazioni violente, occupano gli immobili pubblici con Action, compiono raid contro i giovani di destra. Questa cultura dell’intolleranza va combattuta». «Bisogna isolare questi teppisti - ha ribadito Federico Iadicicco, consigliere provinciale del Pdl -. La violenza serve solo a impedire il formarsi di una nuova e giovane classe dirigente».
Ma è anche il mondo politico a reagire. «Alemanno solleva un problema vero - assicura il deputato del Pdl, Marco Marsilio -. Era ora che qualcuno stracciasse il velo d’ipocrisia. Anche in altri atenei d’Italia la libertà di espressione e il confronto sono impediti da piccoli, ma violenti gruppi di facinorosi estremisti di sinistra. La situazione è ormai inaccettabile. Ci auguriamo che la stessa condanna di Alemanno arrivi da tutte le forze politiche, a cominciare da quelle che hanno negli anni colpevolmente spalleggiato questi violenti». «L’università - afferma il sottosegretario ai beni culturali, Francesco Giro - è un patrimonio di tutti che non può essere lasciato nelle mani di un gruppo oltretutto minoritario di irresponsabili, che, a diverso titolo, esercitano una pressione e un controllo sulla vita dell’ateneo». Secondo Giro, «da Alemanno giunge segnale contro un degrado che purtroppo ha intaccato anche la nostra università. Bisogna ristabilire le regole e puntare innanzitutto alla ricerca e allo studio. In Europa l’appello di Alemanno sarebbe considerato normale, qui a Roma diventa motivo di una paradossale disputa ideologica, prova anch’essa di assoluta ignoranza e degrado».
Di segno diametralmente opposto le reazioni a sinistra. «Alemanno vuole reprimere il dissenso - ha sostiene Sandro Medici, Rifondazione, minisindaco del X Municipio -. È difficile per Alemanno contenere i suoi impulsi fascisti, che attribuiscono a chi la pensa diversamente un profilo criminale. Le sue dichiarazioni contro studenti e docenti della Sapienza alludono chiaramente a una volontà repressiva». Nessuna parola, tuttavia, da Medici per condannare chi impedì un anno fa la visita del Papa alla Sapienza. Pochi giorni fa il neorettore Frati - che a proposito delle frasi di Alemanno si dice convinto che si sia trattato «solo di una battuta», ha annunciato l’intenzione di invitare nuovamente Benedetto XVI all’ateneo: «Attendiamo una sua visita, in quanto il Pontefice è studioso raffinato di filosofia oltre vescovo di questa città». «Confesso di non aver capito come ricercatore oltre che come credente, l’opposizione alla visita che doveva fare lo scorso gennaio», ha aggiunto il rettore. Manifestazioni, accuse e sit-in avvelenarono in quei giorni il clima all’ateneo finchè Benedetto XVI rinunciò a parlare. L’allora rettore Guarini non ebbe nulla da obiettare. Veltroni non alzò un dito.

La notizia fece il giro del mondo: la sinistra sbarrava l’ingresso nella più grande università romana al capo della Cristianità. Pochi mesi più tardi alle Politiche la stessa sinistra sarebbe andata incontro alla disfatta.

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