da Sondrio
Con l'apposizione del timbro in ceralacca e la firma del vescovo di Como, monsignor Alessandro Maggiolini, si è chiuso ieri sera il processo di Beatificazione per suor Maria Laura Mainetti, la 61enne Madre superiora originaria di Tartano e uccisa la sera del sei giugno 2000 da tre ragazzine che confessarono di averlo fatto «in nome di Satana».
Il terribile delitto avvenne attorno alle 22.00 in via Pioatengo che porta al Parco delle marmitte Giganti di Chiavenna (Sondrio). Ora gli atti saranno trasmessi al Vaticano per i passi successivi. La chiusura del processo di beatificazione è avvenuta attorno alle 20, un paio d'ore prima che scadesse il sesto anniversario del massacro.
Suor Maria Laura fu uccisa con 19 coltellate ed una serie infinita di sassate da tre minorenni della zona: Milena, Ambra e Veronica, arrestate 23 giorni dopo.
Durante la cerimonia religiosa di ieri sera erano presenti molte autorità locali a partire dal prefetto Sante Frantellizzi, al procuratore Capo Gianfranco Avella che coordinò le prime fasi dell'inchiesta prima che essa passasse per competenza al sostituto Maria Cristina Rota della Procura dei Minori di Milano. Presente pure il sindaco di Chiavenna Giampiero Pozzoli, oltre a tantissima gente, ai familiari della religiosa e i componenti il tribunale diocesano: Giampietro Valsecchi, Enrico Luppi, Amedeo Galli, Giorgio Pusterla.
«Cristo ci indica la via del perdono», ha detto monsignor Maggiolini.
Il processo di beatificazione era iniziato la sera del 23 ottobre scorso. In quella occasione il Presule lariano, rivolgendosi ai tanti giovani presenti, disse: «Suor Maria Laura ci ha fatto vedere il modo in cui si può spendere la nostra vita: preghiera e carità». Un'eredità sulla quale anche ieri sera i giovani sono stati chiamati a riflettere. «Per molti la libertà significa cercare questo valore nel nulla, nel non-senso - ammonisce Maggiolini -. È ciò che trovate nelle aule di scuola, in voi stessi, quando non volete accostarvi al Signore e finite per essere schiacciati dal peccato. Se vogliamo rialzare la testa dobbiamo tornare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino, che non danno nulla per scontato. Tutto diventa sorgente di sorpresa se ci riappropriamo del senso di ammirazione».
In Valtellina è la prima volta che viene istituto il Tribunale diocesano per sovrintendere ad un processo di beatificazione.
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